Villa Pignare
Via Comacchio 1179, Ferrara
Tra le più antiche ed eleganti dimore della provincia ferrarese c’è Villa Pignare, che originariamente si affacciava sulle acque dello scomparso fiume Sandalo, quando ancora passava per il paese di Quartesana.
Non si sa esattamente quando la struttura fu costruita, ma già nel 1389 Alberto d’Este sembra fosse solito alloggiare qui, mentre attorno al 1460 il complesso — assieme a numerose possessioni di campagna — fu donato dal Duca Borso d’Este all’amico Nanni Strozzi. Condottiero di ventura, fu capostipite a Ferrara dell’illustre famiglia fiorentina, che nel tempo acquisì numerose residenze tra le quali Palazzo Strozzi Bevilacqua, affacciato su piazza Ariostea, Palazzo Strozzi in via Savonarola, ora frequentato dagli studenti dell’Università, e Palazzo Trotti Costabili in via Cairoli.
Villa Pignare nacque come luogo dove organizzare battute di caccia e rilassarsi in conversazioni erudite. Come ogni delizia va immaginata circondata da parchi, aiuole fiorite, fontane e laghetti. Leggenda vuole che fosse una delle dimore in cui Parisina, giovanissima moglie del marchese Nicolò III, consumasse il suo amore clandestino con il figliastro di quest’ultimo, Ugo. La ragazza infatti nel 1424 fu molto spesso ospite delle residenze esterne alla città, a Consandolo, a Fossadalbero e a Quartesana, e Ugo spesso l’accompagnava. La relazione clandestina tra i due è una delle più celebri storie d’amore legata alle vicende della dinastia estense, trasformata nel 1816 da Lord George Byron in un poema romantico, in seguito convertita in tragedia lirica dal compositore Pietro Mascagni nel 1913, con libretto scritto dal celebre poeta Gabriele D’Annunzio. La storia racconta che Parisina, della famiglia dei Malatesta, figlia del Signore di Cesena, fosse giunta a Ferrara all’età di 13 anni come promessa sposa di Nicolò, vedovo trentacinquenne, con otto figli naturali avuti da amanti e donne che circolavano nell’ambiente di corte. A lui si riferisce il famoso detto “di qua e di là dal Po, son tutti figli di Nicolò”. Fu tra le braccia di uno di questi, Ugo appunto, che Parisina trovò conforto dal carattere irascibile e capriccioso del marito. L’ira di Nicolò, quando scoprì il tradimento, fu tale che volle imprigionare gli amanti nelle segrete del Castello Estense, infine condannarli entrambi alla decapitazione — dopo un grande processo — nel pomeriggio del 21 maggio 1425.
La villa è stata ristruttura tra il XVIII e il XIX secolo, tuttavia l’impianto rinascimentale resta evidente. Sopra il terrazzo ricoperto, al centro del fabbricato, si può facilmente immaginare la torre, mentre le ali laterali erano verosimilmente merlate. Osservando il retro dell’edificio si vede la loggia tamponata, con gli archi intervallati dalle colonne in marmo. Gli anziani del paese — intervistati da don Vittorio Serafini — raccontavano che alla fine del 1800 alcuni di questi archi erano ancora aperti: vi si passava attraverso in occasione delle processioni religiose, per poi imboccare il maestoso viale alberato — con il cancello su via Comacchio — e tornare verso la chiesa. I passaggi proprietari negli ultimi anni sono stati diversi, così come gli utilizzi. Si ricordano i Pareschi, a metà Ottocento, seguiti dai Vezzani, fino all’acquisto da parte di Mario Magrini che lasciò tutto in eredità alla chiesa. Più recentemente la struttura ha accolto una casa di riposo per gli anziani, un ristorante e un locale notturno. Da poco – a fronte di una complessa operazione di restauro dell’immobile e ripristino del parco — viene affittata per organizzare eventi e matrimoni all’ombra degli alberi. Qui crescono i frassini, gli olmi, i tigli, i pioppi neri, le querce, le robinie, i platani e le magnolie.