Villa Ilaria

Via Due Torri 87, Ferrara

Palazzo Ravalli oggi è conosciuto col nome di Villa Ilaria, tranquilla residenza per anziani, circondata dalla campagna e da un grande parco privato. 

La struttura venne costruita a metà del Settecento per Giovanni Grandi su progetto di Annibale Codecà, in origine notaio ma per l’occasione non solo architetto, anche capo cantiere. Codecà prestò particolare attenzione alle proporzioni e alla linearità dello stabile, in cui volle inserire alcuni dettagli arcaici affinché si stagliasse in mezzo alla campagna ancora più grandioso. Il gusto settecentesco — alleggerito di inutili fronzoli — si evince dal portale in cotto, dai finestroni a pieno arco del piano superiore, con i balconi bombati in ferro battuto. Il barocco ferrarese non è mai stato esageratamente festoso, come giustamente notava Ugo Malagù — autore di una preziosa ricerca sulle delizie della provincia.

Nel 1762 Giovanni Giuseppe Ferrari si ispirò a questo luogo per scrivere la poesia In applauso della magnifica abitazione, che invoca il Tempo divoratore e distruttore delle opere umane, ricorda le modifiche subite dal Po di Volano e racconta di come il palazzo venne edificato sulle fondamenta della chiesa parrocchiale della Scornia, distrutta nel Quattrocento, e di come il suo primo vanto sia a tutti gli effetti il vasto parco che lo circonda, ricco di siepi e di fiori.

La lirica è interessante soprattutto se si considerano le successive vicende attraversate dal complesso, ereditato da vari familiari fino ad arrivare a Giuseppe Ravalli — a cui tuttora si deve il nome. Grandi, esperto collezionista, aveva radunato all’interno della residenza una singolarissima collezione di stampe antiche, in buona parte bruciata in un incendio divampato durante la Seconda Guerra Mondiale, tanto violento da espandersi al parco. Le statue che lo decoravano, realizzate dallo scultore padovano Francesco Androsi, erano già andate disperse nel corso dell’Ottocento. Gli alberi arsi furono velocemente ripiantati e tanti degli attuali esemplari hanno già soffiato sopra le cento candeline. Si aggiunsero nuove essenze e si costruì una serra per le clivie. La villa — tutto sommato salda nonostante il conflitto, ma bisognosa di restauro — è rimasta a lungo disabitata ma non abbandonata, ed il restauro in anni recenti fortunatamente è arrivato.

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