Villa Francescatti
Salita Fontana del Ferro 15, Verona

Varrebbe la pena visitare il grande parco di Villa Francescatti anche solo per la bellezza delle ringhiere dei balconcini che danno sul cortile d’ingresso, con ramificazioni che fuoriescono dal calice allungato di un fiore per avvilupparsi alle grandi corolle, forse di peonie.
Oppure per i visi scolpiti sulle balaustre in pietra di una delle tante scalinate che raccordano i vari livelli.
Oppure ancora per le grottine, di cui la più ampia e importante ha poco da invidiare a quella di Giardino Giusti. Dentro le altre, più piccole e nascoste, si possono incontrare mosaici ma anche stretti e tortuosi cunicoli, che una volta portavano fino alla cima del colle di San Pietro, sotto il panoramico piazzale che domina tutta la città.
Nel lontano passato questo sito era un importante presidio. Da qui si controllava l’incrocio di due strade: quella proveniente da Castel San Pietro e quella proveniente dalle Fontane di Sopraed. Sotto la portineria si possono ancora vedere la larghe fondamenta della torre medievale, costruita a scopo difensivo. La villa venne costruita nel Cinquecento per la nobile famiglia dei Della Torre, e il giardino fu da subito uno dei suoi elementi più apprezzati. Venne descritto in pieno Rinascimento dal noto botanico bolognese Ulisse Aldrovandi, creatore dei primi musei di scienze naturali, e anche in seguito fu spesso celebrata la rarità delle sue piante.
Nel 1714 figurava tra i sette giardini del veronese documentati dal naturalista e incisore tedesco Volkamer nel suo trattato sugli agrumi: nei suoi disegni si osserva come lo spazio fosse al tempo ancora diviso nei riquadri geometrici, tipici del gusto italiano. La trasformazione che adattò lo spazio alla moda inglese, paesaggista, avvenne qualche decennio più tardi. Si creò così l’impianto che osserviamo anche oggi: pieno di piccoli edifici e di annessi che segnano il contorno dell’area, ricco di sorprese e di livelli diversi, di portoni di servizio e di anfratti, con una bellissima vasca e boschetti di palme che si riseminano ovunque, con bagolari, magnolie, frassini e alberi di tutti tipi, alberi altissimi che tentano di competere con la sommità della sovrastante caserma austriaca di Castel San Pietro.


L’elegante residenza, durante la guerra, venne donata dall’ultima proprietaria alle Sorelle della Sacra Famiglia, il cui convento è confinante. L’obiettivo nel lungo termine era organizzare al suo interno un’istituzione per il servizio e l’aiuto ai giovani, nell’immediato le sale vennero affittate a diverse famiglie. C’è ancora chi ricorda che spesso il grande salone affrescato del piano nobile risuonava della musica che un vecchio signore strimpellava sul pianoforte bianco a coda, mentre i nipoti giocavano in giardino sul ‘trono di Pipino’. Seguirono lunghi anni di abbandono e finalmente, negli anni Ottanta, si avviò un importante restauro, che trasformò Villa Francescatti in uno degli ostelli più belli d’Europa. In 30 anni di attività vennero ospitate qui più di 500mila persone, provenienti da ogni Paese. Innumerevoli gli eventi e le iniziative accolte: concerti, conferenze e persino regolari lezioni tenute da Università straniere. In questo modo – facendo un giro largo, per così dire – si adempiva la volontà di fare del bene alle nuove generazioni.
L’Ostello fu chiuso nel 2017 e la gestione passò alla Caritas, che per un breve periodo destinò gli ambienti ai richiedenti asilo, prima di chiudere definitivamente il cancello e consegnare all’oblio questo luogo tanto ricco di bellezza e di storia.
La natura fa il suo corso: la piralide ha rovinato le siepi di bosso, molti alberi si sono seccati. Per un giardino trasformarsi in selva è davvero facile. Per questo Interno Verde ringrazia di cuore Amia che – occupandosi dello sfalcio e di una sistemazione leggera dei vecchi camminamenti – ha permesso al festival di aprire eccezionalmente al pubblico questo spazio, che merita di essere visto e vissuto, non solo ricordato.