Villa Capri
Via Stornara 90, Ferrara
Villa Capri rappresenta un unicum nel panorama di Quartesana: tra le tante ville del paese è infatti l’unica rappresentante del gusto liberty che tanto andava di moda in Europa all’inizio del Novecento, diffuso a Ferrara soprattutto grazie all’intervento dell’ingegnere Ciro Contini nelle belle residenze borghesi di viale Cavour.
L’edificio venne costruito nel 1913 per Nerino Nenci, medico condotto e autore di varie pubblicazioni scientifiche, fratello dell’artista Enzo, vicino al cenacolo culturale di Nello Quilici — direttore del Corriere Padano — e della moglie Mimì Buzzacchi, fortemente influenzato da Italo Balbo, gerarca fascista originario proprio di Quartesana. L’abitazione in via Stornara non venne sfruttata a lungo: il medico la vendette nel 1923 alla famiglia Capri, originaria della Romagna, di cui ancora oggi conserva il nome. «Fu mio nonno a comprare la casa e a piantare gli alberi più vecchi, come il grande ippocastano», racconta la signora Daria. Oggi all’ingresso — vicino all’elegante cancellata in ferro — salutano i visitatori una coppia di magnolie, affiancate dal pino marittimo, dal calicantus, dall’albero di giuda, dal sicomoro bianco, dal melograno e dal melo cotogno. Vicino alla porta gli ibiscus e gli oleandri. Sulla destra si incontrano l’ippocastano, le robinie e il tiglio, per età e portamento altrettanto venerabili.
Sul retro si sviluppa un dedalo di costruzioni di servizio, oggi inutilizzate, molto curiose soprattutto perché osservandole si può indovinare la loro funzione. C’è il pollaio dotato di uno spazio esterno, dove le galline potevano razzolare in tranquillità, sormontato dalla piccionaia. La porcilaia con la mangiatoia di pietra e le porticine basse per far uscire i maiali. Si conserva ancora, all’interno di una casetta, il vecchio forno dove una volta a settimana si cuoceva il pane fatto in casa. Sotto al forno? Lo spazio per i conigli. C’è l’immancabile fienile e la stalla per i cavalli da corsa, vicino a una bella vite bianca: «avevamo anche le caprette, che con i cavalli andavano d’accordo. Gli animali venivano bene- detti il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, poi sul muro magari si appendeva il santino». Attorno, oltre al boschetto di bambù, crescono gli alberi da frutta: peschi, peri, pruni, fichi, albicocchi, cachi e giuggioli.