Villa Camaioli
Via del Capitello 51,
Quartesana, Ferrara

Arrivando in bicicletta da Contrapò a Quartesana non è possibile evitare di lanciare un’occhiata — magari di sfuggita — a Villa Camaioli.
É la tipica casa padronale di campagna, costruita nell’Ottocento con un corpo centrale a due piani e due ali più basse laterali, con una bell’entrata sormontata dal balconcino. Ciò che colpisce però non è tanto la bellezza dell’immobile — il cui fascino resta indubbio — quanto la florida area verde che la circonda e la particolare prospettiva attraverso la quale si può ammirare l’intero complesso. L’elegante cancello di ferro battuto, corrispondente al vialetto d’ingresso principale, è situato all’angolo tra via Stornara e via del Capitello: da qui lo sguardo incontra dritto davanti a sé la villa, anticipata dalla grande aiuola rotonda, bordata di iris, per aprirsi a ventaglio sul grande parco. Per esplorarlo si imbocca il sentiero partendo da destra: passo dopo passo si entra in un vero e proprio boschetto, ricco di alberi e arbusti, all’interno del quale spiccano le folte chiome dei tanti pioppi bianchi, più chiare e alte.
I vari ambienti di servizio, che si incontrano completando il percorso, testimoniano l’alacre attività che una volta caratterizzava l’ambiente agricolo: il grande magazzino, oggi inutilizzato e quasi ricoperto dal glicine, serviva per ricoverare gli attrezzi da lavoro. Un’altra casupola custodiva il forno per il pane.


La struttura vicina al romantico pozzo in mattoni è stata restaurata negli anni Novanta dall’architetto Giulio Zappaterra — lo stesso che ha firmato la villa di corso Ercole I d’Este, sorta al posto dell’antica chiesa di Santa Maria di Belfiore — e oggi serve da abitazione. Viene chiamata tuttora scherzosamente, nonostante l’ottima operazione di recupero, il rudere — come ricorda la targhetta in ceramica accanto all’uscio. L’altezza dello stretto edificio ha indotto molti a ritenere che in passato fosse una torre di guardia, ma probabilmente serviva semplicemente da colombaia. Al piano terra di sicuro ospita- va le stalle per i cavalli, di cui restano tracce nell’architettura degli ambienti interni. Un elemento simpatico da scovare è la vecchia cuccia del cane, costruita in mattoni con un fantasioso arco a sesto acuto in corrispondenza della piccola porta. Al suo interno cresce una pianta di fico, una scritta ricorda l’anno in cui è stata realizzata: 1926.