Piazza Canonica di S. Pietro 12/14, Mantova
La prima grande curiosità di questo giardino è il fatto di essere sopraelevato. Come è possibile?
Nella piatta pianura padana esistono, proprio in centro città, dei rilievi orografici? Risposte attendibili non ce ne sono, certo è che ad affacciarsi prudentemente nel sottostante parcheggio del Seminario Vescovile si possono scoprire dei reperti interessanti, e intuire quanto la storia abbia insistito in questa porzione di città, chiamata in origine insula sacra, stratificando epoche su epoche. Il restauro del complesso religioso, avviato negli anni Cinquanta, ha permesso di scoprire brani di mura romane, risalenti probabilmente alla tarda età imperiale.
Quello che però si vede affacciandosi “al piano di sotto” sono i resti dell’abside della chiesa medievale di San Paolo: si tratta della più antica traccia del cristianesimo mantovano, oltre che della primissima cattedrale. Nel giardino c’è ancora la base delle torre campanaria. Ulteriori scavi hanno fatto emergere la base ottagonale di un precedente battistero bizantino, incorporato nel luogo di culto in età romanica, e corredi funebri di età longobarda.
A curare questo curioso giardino, affacciato sul tempo che passa, è Sebastiano, che ha iniziato ad appassionarsi di piante e fiori da piccolo, appena dodicenne.
Superando il corridoio ed entrando in giardino si incontra sulla destra la collezione delle grasse e delle succulente, ma ad attirare per primo l’attenzione di chi non è mai stato qui è sicuramente l’orto, dove le verdure si mescolano ai fiori. La coltivazione si apre con i solanum, gli ellebori, le delicate bacche arancioni degli alkekengi. Sulla destra sfilano le rose e gli oleandri. Tra gli alberi si nota il ciliegio e il calicanto, c’è anche un ulivo ma resta più defilato, a sinistra.
Al centro del curioso appezzamento: il finocchio selvatico, i pomodori, i peperoncini, la salvia, la ruta, il dragoncello. Le varietà di menta sono cinque: oltre alla classica c’è quella al bergamotto, all’ananas, alla frutta, e quella da mojito. Il padre di Sebastiano si diverte in cucina, e il figlio asseconda la passione producendo aromi e spezie. Tuttavia la pianta a cui tiene di più, il suo orgoglio, non è un aromatica, bensì l’elegante camelia.