Piacevolmente disordinato e ricco di piccoli segreti da scoprire.

Una volta al posto di questa abitazione si trovava un passaggio per le carrozze e le stalle del palazzo a fianco. Due colonne del vecchio ricovero per gli animali si incontrano nel primo cortile: sembrano i resti di un tempio disperso, di fatto sono delle superstiti. La progressiva urbanizzazione del centro storico ha fatto sì che i varchi di un tempo venissero colmati, trasformando le facciate di corso Fogazzaro in un continuum di costruzioni. Per accedere al giardino ora è necessario attraversare il piano terra di casa.

Lo spazio è denso e accogliente. Alberi e arbusti si sommano e si intrecciano: anche la vegetazione si accavalla e attorciglia, creando una cortina. Un blocco di foglie, rami, tralci, fioriture. Per distinguere bisogna osservare. Allora emergono, dalla massa indistinta e rigogliosa, il calicanto, l’ulivo, il ficus, il gelsomino, il melograno, la salvia, le cycas, la pachira, la yucca gigante, le felci, la bignonia, la nandina. A terra si raggruppano le grasse e le succulente, i gerani in vaso.

Notevole in primavera è l’assurda mescolanza di oleandro e ipomea viola: la seconda è cresciuta arrampicandosi sul primo e quando fioriscono insieme l’effetto è surreale. Tra le chicche da scoprire ci sono le statue in pietra dei leoni, anche loro superstiti di tempi passati, e quella dell’elefante addormentato.

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