Rocca possente di Stellata

Via Argine Lupo, Ferrara (Stellata)

La Rocca Possente, come si evince dal nome, nasce per essere robusta, massiccia, una solida difesa. Tante volte è stata disastrata, altrettante è stata ricostruita. 

Venne eretta attorno al Mille assieme a una torre gemella, situata sulla sponda opposta del Po, chiamata Rocca Benedetta di Ficarolo. Tra le due veniva tirata una catena lunga 600 metri, che impediva la libera navigazione: le barche erano obbligate a fermarsi, quindi a farsi riconoscere e, nel caso fossero state adibite a trasporto mercantile, a pagare il dazio. 

Le precauzioni erano importantissime, innanzitutto perché il territorio confinava con lo Stato mantovano e non secondariamente perché – dopo la rotta di Ficarolo del XII secolo – si era di fatto trasformato nella radice del sistema deltizio. Lo straripamento infatti fu così devastante da deviare il tragitto dell’acqua e creare una biforcazione: il vecchio Po di Ferrara continuò a correre verso Sud, il neonato Po di Venezia, diventato ramo principale, iniziò a dirigersi al mare passando a Nord. Da qui si potevano contrastare eventuali invasioni provenienti dal milanese e intercettare i nemici veneziani, che risalivano il nuovo corso sperando di immettersi nel vecchio, e accerchiare Ferrara. 

La struttura dalla caratteristica pianta a stella, con quattro punte, nei secoli venne più volte rimaneggiata. Il primo a volerla ingrandire, a metà del Trecento, fu Niccolò II d’Este, che di lì a poco avrebbe anche avviato i lavori per il Castello di San Michele. E anche Niccolò III, nel 1433, volle apportare miglioramenti e rinforzi. 

La Serenissima – sempre in lotta con il Ducato per il dominio sulle redditizie saline – tentò lo scacco matto nel 1482: assediò per 50 giorni la rocca gemella, quella di Ficarolo, e grazie al poderoso esercito del generale Sanseverino e alle galee dell’ammiraglio Moro, riuscì ad espugnarla. Soldati e navi si appostarono dunque sotto la fortificazione di Stellata, aspettando la resa, ma la lunga resistenza dei due baluardi aveva concesso all’esercito estense tempo prezioso per organizzarsi e chiamare a raccolta i propri alleati, guidati dal duca di Urbino, Federico da Montefeltro. La superiorità delle truppe veneziane fu tale che a un certo punto la rocca dovette arrendersi, tuttavia l’operazione impedì l’assalto di Ferrara e pochi anni dopo, nel 1484, il Papa interruppe politicamente la disputa, e intimò la riconsegna del fabbricato. Ma quanto poteva durare la pace imposta? Il conflitto si riaccese nel 1509: Stellata riuscì a intercettare delle barche venete che volevano raggiungere Polesella, dove si stava disputando la battaglia decisiva, vinta poi dai ferraresi. E nel 1510 la rocca venne nuovamente occupata e bruciata. Gli Este per recuperare i suoi ruderi ci misero vent’anni, e avviarono l’ennesima riedificazione nel 1557, per volontà di Ercole II, che temeva l’arrivo degli spagnoli, all’epoca in guerra con i francesi. L’ultima distruzione avvenne nel 1587, e questa volta fu per “mano amica”: fu Alfonso II – quasi giunto alla fine del proprio regno – a volerla buttar giù, per evitare ulteriori attacchi. 

Alla sua morte, non avendo egli avuto eredi diretti, lo Stato Pontificio approfittò per rientrare in possesso di terreni e immobili: la famosa Devoluzione. A rimettere in sesto l’edificio fu quindi papa Urbano VIII, nel 1629, e quando gli Austriaci conquistarono Stellata nel 1708 non vollero smantellarla, chiesero solo la demolizione dei bastioni. La gemella nel frattempo era andata perduta, travolta nel 1670 da una piena particolarmente furiosa. 

La rocca attuale, riconosciuta nel 1995 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è stata restaurata per presentarsi ai visitator nella sua veste più classica e suggestiva, ovvero nel suo aspetto cinquecentesco. Presenta il carattere tipico delle architetture militari di transizione, preparate per difendersi dalle armi tradizionali e dalle nuove armi da fuoco, ancora in fase di sperimentazione. La sua gestione è affidata all’associazione Proloco Stellata, che da poco ne ha promosso la riapertura al pubblico, dopo il lungo cantiere necessario a riparare i danni causati dal terremoto del 2012. 

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