Che la Residenza Proti sia riservata agli anziani che vivono in autonomia lo sanno tutti quelli che passano di lì.

La struttura in pratica funziona come uno studentato per pensionati: ogni ospite ha la sua camera, vive la sua vita come preferisce, in totale indipendenza, però può usufruire dei pratici servizi in comune (sorveglianza infermieristica compresa). Camminando lungo la caratteristica stradina in salita viene spontaneo lanciare un’occhiata alle locandine affisse al portone, che promuovono serate di burraco, incontri culturali, serate di chiacchiere e gelato.
Probabilmente non tutti sanno che qui si ospitano gli anziani da oltre seicento anni. Un bel traguardo, per un complesso dal carattere tanto innovativo!

La storia di questo luogo ha inizio nel 1412. In quell’anno Giampietro de Proti, uomo d’armi e politico, protagonista delle trattative che portarono Vicenza a sottomettersi pacificamente alla Repubblica di Venezia, non si sentiva troppo bene. Decise quindi di fare testamento. Non avendo eredi ed essendo l’ultimo della propria casata, volle destinare il proprio patrimonio immobiliare ad altri anziani aristocratici e soli, proprio come lui. Stabilì che nella propria abitazione e nel palazzo contiguo si andasse a insediare un ospizio per nobili caduti in povertà, con sei camere dotate di camino e tutta la dignità materiale e morale ritenuta necessaria per mantenere uno stile di vita consono al rango. L’accesso era limitato ai gentiluomini: gli ospiti non dovevano avere ombre alle spalle, quindi niente omicidi o tradimenti, e la loro povertà doveva potersi attribuire alla sfortuna, non alla dissipazione o alla malvagità.

Il generoso diplomatico morì dopo poco, ma la residenza era già pronta e operativa, e col passare del tempo divenne sempre più bella e fornita. Al suo sostegno infatti contribuirono molte donazioni, rendite e favori, provenienti dalle tasche di papa Eugenio IV, del vescovo Francesco Malipiero e della stessa Repubblica di Venezia. Non mancarono nemmeno arredi preziosi e opere d’arte, spesso traslocati direttamente dai prestigiosi palazzi dei pensionanti.

L’aspetto attuale del complesso risale al Seicento: l’edificio infatti venne devastato da un incendio e si colse la necessaria ricostruzione per modificare impianto e assetto. Fu l’architetto Antonio Pizzocaro a organizzare il fabbricato attorno all’ampio cortile che tutt’oggi caratterizza la Residenza, probabilmente ispirato, in questa scelta, dai chiostri monastici, che trovano nello spazio aperto centrale un fulcro di socialità e comunità.
Col passare degli anni – e dei governi – il collegio cambiò più volte amministrazione ma conservò sempre la stessa missione. Nel loggiato che dal cortile conduce al giardino si possono vedere le lapidi che ricordano la visita degli imperatori austriaci e le opere dei benefattori.

Oggi la residenza è gestita da Ipab Vicenza e nelle sue camere vivono una cinquantina di persone. Certo rispetto al passato sono cambiati i requisiti di accesso e anche i servizi offerti, ci si è adeguati alle necessità del mondo contemporaneo.

Anche il giardino è vissuto come spazio di condivisione, forse più ancora del cortile, essendo alberato e ombreggiato, e non è raro trovare appoggiata al muro qualche sdraio richiudibile, per letture e pisolini estivi.
L’area è decisamente suggestiva, non solo perché si affaccia sul fiume Retrone, ma perché offre una prospettiva inedita sul ponte di San Paolo. Una balaustra in pietra, decorata di statue con putti e pignoni, protegge chi si vuole affacciare. Tra gli alberi spiccano i grandi cedri del Libano, la mimosa, l’ulivo e il nespolo giapponese.

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