Protetto da Irma
Via Mazzini 26, Mantova
Le scorciatoie nelle intricate vie del centro storico mantovano non mancano e c’è chi le conosce a menadito e chi le imbocca per curiosità, infilandosi in quello che sembra un vicolo chiuso per scoprire dove si va a sbucare.
Non tutti questi passaggi sono pubblici, e non tutti sono asfaltati: tra via Mazzini e via Isabella d’Este esiste un corridoio verde che permette, a chi abita lì, di sbucare a piacimento in una o nell’altra strada, senza dover per forza raggiungere le traverse. Al giardino, da via Mazzini, si accede attraversando epoche e cortili. Il primo atrio, normalmente chiuso da un’imponente cancellata, si fa notare per l’antico soffitto in legno decorato a cassettoni e dipinto di blu, il secondo atrio invece, più moderno e luminoso, è decorato con motivi floreali e un bel lampadario in ferro battuto.
Le corti tra l’uno e l’altro – che oggi servono per raggiungere gli ambienti di servizio e riparare le biciclette – sono interessanti da osservare perché testimoniano la stratificazione di utilizzi abitativi diversi, con i loro balconcini e l’originale bovindo in metallo, sormontato dalla piccola terrazza fiorita.Il giardino si apre alla fine del percorso, circondato dall’edera e dai gelsomini. Tra gli arbusti si incontrano gli oleandri e il melograno, tra gli alberi il pruno e la magnolia. Un ulteriore cancello permette di proseguire la scorciatoia, attraversando l’appartamento affacciato su via Isabella d’Este. Nell’area verde salvata tra le due strade si fa notare un’esile colonna dal capitello corinzio, che sembra caduta dal cielo, accompagnata da un vecchio tavolo di pietra. Da dove arrivano questi manufatti? Da quanto tempo si trovano qui e che storie potrebbero raccontare?
Delle origini del palazzo non si sa molto ma si può provare a immaginare come potesse apparire una volta il quartiere, la cui vocazione di prima periferia agricola resiste nella vecchia e nell’attuale toponomastica. Basta ricordare che via Isabella d’Este in epoca rinascimentale veniva chiamava via del Bacchio, ovvero del cavallo, e che l’intera Contrada – che arrivava fino a via Mazzini – era dedicata a questo animale da fattoria. Oppure basta pensare alla Madonna dell’Orto, che tuttora presta il suo nome alla traversa più vicina. Grazie ai racconti dei nonni invece si riescono a recuperare ricordi più recenti: durante la Seconda Guerra Mondiale i proprietari del palazzo, di religione ebraica, fuggirono per evitare i rastrellamenti e la struttura venne occupata dai soldati tedeschi. A badare alla casa in quegli anni difficili ci pensò la signora Irma, affezionata domestica, donna di carattere che nascose i beni più preziosi e tenne a bada i militari, affinché le sale non venissero depredate o eccessivamente danneggiate.