Possessione Nasella
Via Antonio e Nicolò Beccari 85, Ferrara (Casaglia)

Benvenuti a Possessione Nasella, ovvero nell’edificio più antico di Casaglia!
Ricostruire il passato del paese non è facile: in queste terre, vicine al fiume e quindi soggette alle piene, è difficile recuperare dei reperti. Il poco che si può trovare è collocato in profondità, sommerso dal progressivo accumularsi di fango e limo. Qui tuttavia qualcosa di interessante è stato rinvenuto, come spiega l’attuale proprietario, Marco Tironi: «quando nel dopoguerra si è cominciato ad arare, dai campi hanno iniziato a spuntare coppi, pietre manubriate, resti di anfore, vasche per abbeverare gli animali, lapidi e tombe che segnalano la presenza di una villa romana. Venne scoperta anche una pavimentazione in marmo». Un vero e proprio scavo archeologico, guidato dalla Sovrintendenza, non è mai stato avviato, per questo le notizie restano nebulose. Più certe appaiono le origini della casa: quella che oggi appare come una confortevole abitazione privata, nasceva nel Quattrocento come monastero, condotto dai benedettini di Nonantola: «ce ne siamo resi conto una quarantina di anni fa io e mio fratello, togliendo l’intonaco dalle pareti abbiamo trovato una Madonna con bambino, che abbiamo regalato alla città e ora si trova esposta alla Pinacoteca Nazionale, a Palazzo dei Diamanti. Se dall’esterno si osserva il sottotetto del garage si può vedere il cornicione originale del convento, in mattoni».
Nel Settecento il complesso venne comprato dai Conti Naselli Crispi, gli stessi che in centro a Ferrara possedevano il bel palazzo dove ora ha sede il Consorzio di Bonifica, ed è da loro che sembra derivare il suo nome, Possessione Nasella o Nosella.
Nel 1945 – quando la Seconda Guerra Mondiale stava per concludersi – Casaglia venne occupata dagli inglesi, che si erano stabiliti nella vicina Possessione Agnella. La Nosella venne sfruttata per piazzare carri armati e cannoni, e nella barchessa in cui solitamente si stipava la canapa furono accolti gli sfollati dalla città. Tra questi vi fu anche la celebre cantante Carla Boni, indimenticata voce di Mambo italiano.


Marco racconta questi avvenimenti, così come il ritorno alla vita, dopo il conflitto: «fino agli anni Cinquanta qui vivevano più di cinquanta persone e il forno andava sempre: era utilizzato sia di chi abitava qui sia da chi stava nelle vicinanze, c’era sempre odore di pane nell’aria». Insieme a lui, testimone silenzioso di tante vicende, c’è il tiglio più che centenario che domina il giardino. Scomparsi i monaci, scomparsa la canapa, scomparsi i carri armati, restano gli alberi e i fiori, il gingko, le ortensie, le calle, gli oleandri.