Tradizione e sperimentazione vivono insieme, nel giardino del Portico Rosso.

Per arrivarci bisogna infilare il suggestivo loggiato quattrocentesco che accompagna la strada, e attraversare un paio di sale al piano terra. Lo spazio qui è squisitamente privato, intimo, familiare, ma la vocazione all’accoglienza, all’ospitalità, è tale da far sentire tutti a proprio agio. Ci si ritrova così, in pochi passi, circondati da questa inaspettata perla verde, ricca di sfumature e graziosi dettagli, da esplorare con pazienza e minuzia.

L’area è rettangolare ma la vegetazione è distribuita in curve sinuose. Il disegno non è casuale: il prato è la sagoma di un uccellino visto dall’alto. La testa è rivolta verso il fondo, il corpo prima si allarga e poi si stringe fino alla coda, che finisce dove inizia la casa. L’idea – venuta a un musicista olandese, amico della proprietaria Lucia – è realizzata solo parzialmente, perché il desiderio di coltivare nuove essenze e l’abbondanza di quelle già a dimora, tendono a chiudere. Il colpo d’occhio tuttavia, anche nell’incoscienza del disegno, è molto bello e affettuoso: il movimento circolare fa sentire abbracciati.

Tra le piante ve ne sono parecchie che meritano almeno una citazione, prima tra tutte l’ingombrante ortensia quercifolia, alta più di tre metri e originata da un unico ceppo, vecchio quasi di sessant’anni. Decisa a farsi notare è anche la rosa Mermaid, talea regalata dalla signora Elisa della Pasticceria Aliani. A Lucia i suoi fiori ricordano le uova strapazzate al tegamino. Riflessioni più profonde scaturiscono osservando la fioritura della Mutabilis, che è come gli esseri umani «perché cambia colore a seconda della maturazione, col passare del tempo si trasforma».

Una sintesi non esaustiva delle altre piante presenti può comprendere: l’ortensia rampicante, gli iris, gli anemoni bianchi, gli agapanto, le felci, l’ibisco rosa dal fiore gigante, la buddleia, l’elicriso, l’allium, le echinacee, gli ellebori, la vite americana, il melograno. Il più anziano membro della famiglia lo si può salutare in fondo: è il vecchio albero di Olea fragrans.

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