Parco Pareschi
Corso Giovecca 148, Ferrara
Il Parco Pareschi è conosciuto come uno dei tanti giardini pubblici della città.
I nonni ci portano i nipotini a giocare, gli studenti sfruttano i tavoli in legno per studiare e improvvisare picnic, nelle sere estive si riempie di appassionati cinefili, che approfittano del cinema all’aperto organizzato da Arci e Coop Alleanza 3.0 per recuperare, sotto le stelle, i film che non sono riusciti a vedere durante l’inverno. Il parco però, come la maggior parte delle aree verdi del centro storico, non venne creato per rispondere ai bisogni della comunità, ma come luogo privato ed esclusivo, riservato alla corte.
Apparteneva alla residenza che chiude verso il fondo la prospettiva vegetale, la cui elegante facciata decorata si può ammirare da via Savonarola. L’immobile si chiamava in origine Palazzo di San Francesco, in riferimento al vicino complesso religioso. Oggi è conosciuto come Palazzo Renata di Francia, perché qui venne esiliata la duchessa, moglie di Ercole II d’Este e figlia del re francese Luigi XII: essendo calvinista non poteva essere accolta all’interno del Castello, doveva vivere separata. L’edificio venne costruito nella metà del Quattrocento da Pietro Benvenuto degli Ordini e successivamente completato dall’architetto Biagio Rossetti.
Del giardino si cominciano ad avere notizie interessanti a partire dal Cinquecento, quando il cardinale Ippolito II d’Este decise di arricchire lo spazio con alberi da frutto e fiori, e decorare la cinta muraria con la bella merlatura che tuttora caratterizza la struttura. Ulteriori migliorie vennero apportate dall’ultimo proprietario della dinastia estense, il cardinale Luigi, che volle insediare qui un vero e proprio orto botanico, destinato all’Università. I successivi proprietari furono i marchesi Gavassini, che nel Settecento affidarono all’architetto Girolamo dal Pozzo il compito di intervenire sia sull’immobile che sul giardino, a cui si aggiunse il portale d’ingresso affacciato su corso Giovecca.
Il nome attuale fa riferimento a un ulteriore compravendita: la famiglia Pareschi acquistò il lotto nella metà dell’Ottocento, e trasformò il giardino secondo la moda dell’epoca, trasformandolo in un parco all’inglese. Il disegno odierno – con i sentieri sinuosi e la spartizione curvilinea delle aiuole, i leggeri rialzi del terreno – risale a quell’epoca. Fu l’ultimo proprietario, il conte Vittorio Cini, a donare il complesso al Comune.
Tra gli alberi che oggi ombreggiano i caldi pomeriggi di studenti e pensionati si possono notare: l’acero americano, la farnia, il tiglio e il tasso. Di particolare rilievo paesaggistico il più che centenario spino di Giuda.