Serre del Parco Ducale

Strada Fonderie 2, Parma

Tutto si può dire del Parco Ducale tranne che sia un giardino segreto, eppure all’interno di questa vasta area verde c’è un angolo sul quale vale la pena soffermarsi. Si tratta dello spazio appartato, protetto da una fitta cinta di siepi, in cui si trovano le serre.

Il primo a voler realizzare un grande giardino sulla riva occidentale del torrente fu il duca Ottavio Farnese, che a questo scopo nella metà del Cinquecento iniziò a unire vari orti. Solo due secoli dopo, avendo recuperato la città il rango di capitale, con l’arrivo di don Filippo di Borbone si cominciò a ripensare il giardino, sfruttato soprattutto per ospitare gli elegantissimi matrimoni ducali. Il progetto venne affidato al giovane architetto francese Alexandre Petitot, che a Parma aveva saputo intessere una buona rete di relazioni, grazie soprattutto al primo ministro du Tillot. È alla sua fantasia che si deve l’atmosfera neoclassica che tuttora vi si respira, e la presenza delle tante statue a tema mitologico, talmente espressive che da un paio d’anni hanno cominciato a parlare. Davvero? Davvero. Per conoscere l’amore e la solitudine di Arianna, abbandonata da Teseo, basta scaricare l’app Talking Teens. Sarà lei stessa a telefonare per raccontare le sue disavventure nel labirinto del Minotauro.

Le serre appartengono alla storia recente del parco. Sono state create all’inizio del Novecento, quando l’area era già diventata un bene pubblico, passaggio avvenuto con l’Unità d’Italia. Oggi sono utilizzate dall’associazione Parma Color Viola per promuovere la violetta a fiore doppio, profumato simbolo cittadino la cui storia si intreccia con la vicenda napoleonica. Il fiore era amatissimo sia dall’imperatore – tanto da valergli il soprannome Caporal Violette – sia dalla sua seconda moglie, Maria Luigia d’Asburgo, che volle ricavarne un profumo. Annotava la duchessa in uno dei suoi diari: «le donne dovrebbero amare i fiori; esse dovrebbero sapere coltivarli, dipingerli, essiccarli, imitarli». Vicino all’affascinante struttura in vetro – a due passi dalla piccola vasca delle ninfee, con il bordo in pietra decorato da una teoria di ranocchie – si trova un’altra serra, più grande e quasi irriconoscibile. Al suo interno infatti non crescono orchidee o rare essenze tropicali: crescono piccoli lettori. Grazie a un significativo intervento di restauro l’edificio è stato trasformato nella Biblioteca di Alice, specializzata in letteratura per bambini e ragazzi, impegnata – tra le tante attività – anche nella gestione del book-crossing del parco. 

Iscriviti alla newsletter di Interno Verde
Iscriviti alla Newsletter di Interno Verde