Chi ha mai sentito parlare di Palazzo San Giacomo? E chi ha mai sentito parlare della Biblioteca Civica Bertoliana? Le risposte a queste domande si possono immaginare ben diverse, poche mani alzate per la prima, tantissime mani alzate per la seconda.

Eppure si tratta dello stesso posto, che evidentemente custodisce una storia complessa e antica. L’immobile venne costruito nel Seicento per i padri Somaschi, a progettarlo fu l’architetto vicentino Antonio Pizzocaro. Anche il chiostro, oggi trasformato in giardino sopraelevato, risale a quel primo nucleo: venne disegnato nel 1627. Serviva a collegare la comunità religiosa alla Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, timidamente affacciata sulla stradella retrostante. Come poteva apparire all’epoca? Sicuramente aveva poco da spartire con la soleggiata e variopinta oasi vegetale che oggi accompagna le letture e le ricerche degli studenti, che abitualmente frequentano la Bertoliana. Lo si può immaginare spoglio e silente, un luogo di raccoglimento, preghiera e meditazione.

La destinazione del complesso cambiò nel 1772. La Repubblica di Venezia soppresse monasteri e ospizi e la municipalità decise di insediare in questi ambienti una scuola civica, l’archivio e la camera notarile. Vi fu anche, a inizio Novecento, un tentativo per integrare nello stabile la sede delle Poste, ma non ebbe successo. La decisione di collocare qui i preziosi volumi della Bertoliana risale al 1909. La raccolta libraria, avviata nel 1706 presso il Monte di Pietà, venne traslocata pezzo dopo pezzo, scaffale dopo scaffale, nella sede che tuttora la conserva.

Certo, col passare degli anni, e degli acquisti, si resero necessari ulteriori spazi, e oggi l’istituto culturale occupa quasi per intero contrà Riale. I suoi servizi, i suoi magazzini e le sue sale si dispiegano tra Palazzo San Giacomo e i vicini Palazzo Costantini e Palazzo Cordellina.
Il chiostro venne restaurato nel 1959 e trasformato in un vero e proprio giardino pensile. Il piano venne leggermente abbassato, per pareggiarlo con gli ambienti che nel frattempo erano stati convertiti a sala studio, pavimentato e arricchito di piante ed essenze.
Una vite americana si finge baldacchino e ombreggia la bella vera da pozzo seicentesca, in pietra di Nanto. Ortensie e rose crescono attorno al manufatto decorato, insieme alla nebulosa dorata dell’acero giapponese.

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