Palazzo Prosperi Sacrati

Corso Ercole I d’Este 23, Ferrara

Il giardino di Palazzo Prosperi-Sacrati è un giardino da immaginare. L’edificio a cui appartiene fu realizzato in epoca rinascimentale per il medico personale del duca Ercole, messere Francesco da Castello, e sembra rivaleggiasse in bellezza e imponenza solo con il dirimpettaio Palazzo Diamanti.

Anche l’architetto Biagio Rossetti contribuì alla sua creazione, disegnando lo splendido loggiato. Il parco in origine, come si può vedere nelle stampe conservate presso la Biblioteca Ariostea, comprendeva vari orti e giardini. Il piú ampio – situato a nord – era diviso in aiuole rettangoli, con piante di agrumi in vaso a decorare ogni angolo. Nella sua zona piú nascosta e riservata, verso via Arianuova, nel 1600 venivano coltivati preziosi fiori provenienti dall’Olanda, tulipani che pare fossero più esclusivi e desiderati dei gioielli. Negli anni la superficie di pertinenza si è notevolmente ridotta e anche l’edificio ha visto il susseguirsi di diversi proprietari – ultima la famiglia Prosperi Sacrati, che l’ha abitato fino ai primi del Novecento. Sulla porzione di terreno affacciata su corso Ercole I d’Este nel 1783 si costruì il granaio pubblico, struttura che venne successivamente trasformata in caserma e infine demolita dopo la Seconda Guerra Mondiale, a causa degli ingenti danni subiti durante i bombardamenti. Tracce delle sue fondamenta sono state recentemente scavate e studiate dagli studenti del vicino Liceo Ariosto, la cui nuova sede è stata realizzata dove una volta si trovavano gli antichi alloggi della servitù. Questi stabili durante gli anni Cinquanta vennero usati per ospitare gli sfollati e le famiglie più povere che provenivano dalle campagne per lavorare nel polo chimico. Furono abbattuti negli anni Settanta assieme alla vicina caserma. 

Il Palazzo è stato riscattato dal Comune al Demanio militare nel 1997. Tra il 2007 e il 2009 la Soprintendenza ai Beni Culturali ha restaurato i piani nobili, che erano stati adibiti ad alloggi per gli ufficiali dell’aviazione durante la guerra. Attualmente però tutti gli ambienti sono chiusi, inutilizzati e inaccessibili. Degli splendidi giardini ciò che resta è solamente un prato d’erba e gli alti pioppi neri. Vale la pena approfittare delle eccezionali aperture – solitamente organizzate a cura in collaborazione con l’associazione Arch’è – per ammirare il settecentesco scalone monumentale, la loggia, e per rendersi conto della storia e del potenziale celati allo sguardo dei passanti dall’alto muro di cinta.

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