Palazzo Paradiso
Via delle Scienze 17, Ferrara
Palazzo Paradiso venne eretto nel 1391 per Alberto V d’Este, in occasione del suo matrimonio con Giovanna de Roberti. Come Palazzo Schifanoia e Belfiore, i suoi ambienti erano riccamente decorati, affrescati con scene cortesi e motivi tratti dai romanzi cavallereschi.
Come il nome lascia intendere venne realizzato e dedicato alla vita piacevole e pacifica, costellata di bellezza. In realtà fu sfruttato per assolvere innumerevoli altre funzioni, dalla rappresentanza politica all’educazione. Tra il 1437 e il 1438 vennero alloggiati qui i partecipanti alla prima sessione del Concilio Ecumenico, tra cui l’imperatore di Costantinopoli, Giovanni Paleologo, e Papa Eugenio IV. La proprietà passò per un breve periodo ai signori Pio da Carpi, rientrò nei beni ducali e nel 1567 venne affittato dal Maestrato dei Savi. Nel 1586 la Municipalità si decise al grande passo: acquistare l’immobile e insediarvi le facoltà universitarie, prima sparse in vari immobili, che diedero il nome all’attuale via delle Scienze.
La struttura è stata più volte rimaneggiata. In origine attorno alla corte correvano quattro logge, oggi ne resta solo una, e il piano nobile è stato aggiunto in un secondo momento, per volere del duca Borso. Per l’insediamento dell’ateneo si chiamò il celebre architetto argentano Giovan Battista Aleotti, che spostò la facciata nella collocazione attuale, e aggiunse alla costruzione la torretta con l’orologio e il grande portale in pietra bianca. Il giardino venne adibito a Orto Botanico nel Settecento. Il primo catalogo delle essenze presenti risale al 1792: il custode Francesco Maria Giacomini contava 2800 piante, di cui 561 per uso medicinale. Un ulteriore importante registrazione si ebbe nel 1815. Antonio Campana, rettore della cattedra di botanica e prefetto dell’orto, pubblicò in quell’anno la celebre Farmacopea Ferrarese, saggio che venne tradotto in moltissime lingue, all’interno del quale si testimoniano 4.200 specie. La ricerca e la coltivazione continuarono fino al 1919, quando l’orto venne spostato inizialmente in via Scandiana, per essere riallestito nella sede originaria fino al 1925, infine definitivamente trasferito nel 1963 nella collocazione attuale, a Palazzo Turchi di Bagno. Nel frattempo anche l’Università cambiava spazi, tornando a sparpagliarsi tra vari immobili, e Palazzo Paradiso veniva riservato alle raccolte della Biblioteca Ariostea.
Oggi in giardino si studia, si legge il giornale, si chiacchiera e ci si rilassa. Scomparso il complicato impianto geometrico che divideva raggruppamenti e famiglie botaniche, un grande prato accoglie i lettori e i visitatori. Alberi, arbusti e aromatiche crescono in piacevole disordine qua e là. C’è la magnolia, il bagolaro, l’acero americano, il ciliegio selvatico, il kaki vanigliato, il tasso, l’alloro, il calicanto invernale e l’oleandro. Tra le erbe: il rosmarino, l’origano, l’elicriso liquirizia, l’erba cedrina, detta anche erba Luigia, la menta piperita, la salvia, il prezzemolo, il finocchietto, la lavanda e la melissa.
Memoria storica del vecchio orto botanico, oltre che elegantissimo padrone di casa, è ovviamente il poderoso gingko biloba, tutelato in quanto esemplare monumentale. Alto venti metri, la circonferenza del suo tronco sfiora i cinque. Documentato già nel 1890, è oggetto ogni autunno – quando le foglie trascolorano, e passano dal verde al giallo dorato – di un vero e proprio pellegrinaggio.