Palazzo Marchi
Strada della Repubblica 57, Parma
Già dalla facciata neoclassica di Palazzo Marchi, rivestita in finto bugnato, si intravede il giardino collocato in fondo al cortile, oltre l’imponente e arioso androne. In mezzo alla vegetazione spicca la fontana in pietra, sorretta da tre amadriadi, figure mitologiche che vivono vicino agli alberi, di cui spesso rappresentano l’incarnazione.
La composizione iconografica, evidente richiamo al classicismo, ispirata ai progetti dell’architetto Petitot, si può considerare una fortunata superstite. In origine era affiancata da una statua di Nettuno, che oggi si può ammirare a Palazzo Chiari, e da un’ulteriore fontana di Proserpina, proveniente dalla Reggia di Colorno, finita in Inghilterra ad abbellire la villa dei Rothschild, Waddesdon Manor. A fare compagnia alle divinità boschive restano giustamente le piante: il tasso, la magnolia, il filadelfo, la fotinia, la vite canadese, le aspidistre, le ortensie, il lauroceraso e i fiori, che crescono nel vecchio abbeveratoio dei cavalli.
Inutile specificare che lo splendido edificio affacciato su strada Repubblica è un vero e proprio gioiello, ed è considerato tra le architetture più belle e interessanti del centro storico. Disegnato dall’abate Giovanni Furlani, venne costruito tra il 1770 e il 1774 e acquistato dal governo, che voleva insediarvi la dogana. Fu presto ceduto al marchese Scipione Grillo, duca di Monterotondo e dell’Anguillara, chiamato a Parma per incarichi di corte dal ministro du Tillot, artefice della rinascita economica e culturale della città sotto i Borbone.
Con il siluramento del ministro, si concluse anche l’esperienza in città del marchese, e per la residenza si aprì un travagliato periodo di traversie immobiliari, concluso nel 1859 con l’acquisto voluto da Antonio Marchi. Egli fu un famoso collezionista d’arte, ed è a lui che si deve la realizzazione del giardino, ma fu anche uomo liberale, interessato alle vicende del Paese. Partecipò ai moti risorgimentali del 1851 e il 2 aprile 1862 ebbe l’occasione di ospitare presso la propria abitazione Giuseppe Garibaldi, come ricorda la targa posta in cima alla sontuosa scalinata monumentale, affacciata sulla corte. Tra gli avvenimenti visti e vissuti all’interno di queste mura va ricordata l’insurrezione dei partigiani, che nel luglio del 1944 penetrarono nel palazzo – all’epoca sede del comando provinciale dell’esercito repubblicano – per impossessarsi di una cospicua quantità di armi e munizioni. Tra le curiosità da notare, nella corte, la panca in legno costruita con le cassette della posta.