Palazzo
Malagò
Via Vignatagliata 18, Ferrara
Dove poteva trovarsi questa splendida vite se non in via Vignatagliata? «Mio nonno ha acquistato la proprietà nel 1935, non sappiamo quanti anni abbia la pianta ma sappiamo che era già lì», racconta Silvia.
La strada, una delle più antiche di Ferrara, collocata nel cuore del ghetto, sembra debba il suo nome alla vigna – proprietà di un certo Iacobelli – che andò distrutta per costruire nuove case per la comunità ebraica.
Il palazzo al civico 18 fu costruito in epoca medievale, come si può intuire osservando l’arco gotico che si affaccia sul primo cortile, che un tempo conduceva alle stalle. Qui una florida vite americana si arrampica fino al primo piano, la cui struttura è stata rimaneggiata nei secoli successivi. Le tengono compagnia la bignonia e l’aspidistra in vaso. Per accedere al giardino bisogna attraversare l’ambiente originariamente utilizzato come deposito per le carrozze: sui muri si vedono le tracce di un vecchio forno e di una cassa, che si dice appartenessero alla pasticceria Monterossi, attiva fino ai primi decenni del Novecento.
Negli anni Trenta in quello stesso ambiente venne installata una fabbrica di macchine da caffè decisamente innovative, chiamate Velox, oggi diventate oggetto di culto per i collezionisti – sia per il loro design, che negli anni si è evoluto fino alle ultime versioni create da Fernando Bordoni, sia per il loro funzionamento, a corrente ma con erogazione forzata a vapore. La fabbrica, dopo l’interruzione della produzione causata dalla guerra, continuò a lavorare fino alla fine degli anni Ottanta. Oltrepassata la sala – utilizzata oggi per gli studi e le feste dei nipoti dei proprietari – si può fare conoscenza con l’antica vigna, rarissima testimonianza del passato, circondata dalle ortensie, dal gelsomino, dalla camelia e la forsizia. L’ombra è garantita dall’acero giapponese, dal tiglio e dall’ippocastano.