Palazzo Landi di Chiavenna

Via Landi 23, Piacenza

La casata dei Landi è tra le più antiche di Piacenza, e in Italia ebbe un ruolo molto importante tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna.

Possedeva terreni sparsi tra la pianura padana e l’Appennino, dove fece edificare numerose fortificazioni, come per esempio il celebre Castello di Rivalta. Ramificata in diverse dinastie, ebbe addirittura un proprio Stato, fondato a metà del Duecento e acquistato dai Farnese alla fine del Seicento, che includeva le vallate del Cero e del Taro. In città vantava varie residenze, oltre che un curriculum di tutto rispetto. Tra gli eventi decisivi, che maggiormente segnarono la storia del capoluogo emiliano, vi fu infatti la congiura ordita dai nobili locali per uccidere il primo Duca Farnese, il violento e accentratore Pier Luigi, figlio del Papa Giulio II. Tra i principali cospiratori si ricordano il conte Giovanni Anguissola e Agostino Landi: furono loro a sporgere il cadavere dalle finestre dalle Cittadella e a buttarlo di sotto, nel fosso, inneggiando alla libertà e all’impero.

Le residenze dei Landi furono diverse. Quella affacciata sullo stradone Farnese, con accesso secondario nella via che conserva il loro nome, venne costruita nella seconda metà del Settecento su progetto del Dotti, per i marchesi di Caselle. Passò poi alla duchessa Clelia Sforza Fogliani. La nobildonna, vedova e senza figli, resta famosa per aver donato alla propria morte quasi per intero il proprio ingente patrimonio alla chiesa, appena prima di morire, nel 1925. Fece un’eccezione proprio per questo immobile, che tramandò ai cugini di Chiavenna. La costruzione assomiglia per certi versi a quella di Palazzo Anguissola di Cimafava e a quella di Palazzo Scotti Casali: ha un facciata molto estesa in lunghezza, balconi in ferro battuto, pochi elementi decorativi.

Al giardino si accede dal secondo cortile porticato. Si apre una porticina di legno e si incontra l’insospettata area verde, residuo di un parco ben più grande, che è stato col passare del tempo frazionato e venduto. L’ombra è garantita dai grandi alberi, dall’ippocastano, dal bagolaro, dal nespolo, dai tassi, dai pini. La tranquillità dal muro di cinta che separa lo spazio dal trafficato stradone Farnese. Tra le erbe e gli arbusti crescono gli agapanti, le calle, le ortensie e le hosta anche dette calle palustri.

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