Palazzo del Mago
Piazza San Leonardo 1, Mantova
Come mai il Palazzo del Mago porta questo nome?
La costruzione risale al 1280: in origine ospitava la chiesa e il convento delle monache cappuccine. Leggenda vuole che forse proprio alla compilazione dei calendari religiosi, che studiavano anche le costellazioni, per guidare la coltivazione delle erbe, si debba questo nome fantasioso ed evocativo. Di quei calendari pare sia stata conservata un’unica copia, custodita nella Biblioteca Imperiale di Maria Teresa d’Austria, trasportata all’estero negli anni della dominazione straniera.
Nel corso dei secoli infatti il convento subì vari incendi e saccheggi fino ad essere quasi abbandonato. Venne ristrutturato tra il 1786 e il 1825 per volere dell’imperatore Giuseppe II d’Austria, come ricorda la lapide posta all’ingresso, affinché potesse ospitare un grande ospedale militare, in grado di accogliere fino a 1.500 pazienti. Pare che proprio qui si eseguì con successo il primo intervento cardio-chirurgico, ad opera di un medico austriaco, e nella sua guida della città Gaetano Susani ricorda la fortuna dei ricoverati, che potevano sfruttare le acque del vicino lago per dei bagni salutari. La guarigione non era ovviamente assicurata, per questo vicino al sanatorio si stabilì il cimitero dei soldati, poi spostato nella zona di San Nicolò. La struttura è stata ristrutturata, segmentata e adattata molte volte nel corso del Novecento. La vecchia cappella barocca, conosciuta come il Teatro delle Cappuccine, oggi è sede di eventi e conferenze.
Le sale affacciate su piazza San Leonardo sono state impiegate per realizzare gli 84 appartamenti che oggi rendono il Palazzo del Mago il condominio più popoloso della città, gestito da Aster. Negli ambienti originariamente destinati alla lavanderia e alla chiesa si è insediato nel 1992 il Circolo Arci Virgilio, con il bar e lo spazio espositivo di fronte al lungolago, proprio dove una volta correva il cammino delle ronde. Accanto al circolo ha trovato sede il Platan, storico club dei tifosi mantovani. Da poco si è aggiunto agli inquilini anche il presidio locale di Slow Food. Oggi il palazzo, colorato di rosa pastello, non vanta un vero e proprio giardino ma una corte simpatica e vivace, circondata dalle terrazze, con le aiuole geometriche definite dalle basse siepi di bosso e i vistosi oleandri che fiancheggiano la fontana centrale, dove al posto dell’acqua oggi zampillano erbette e fiori.