Palazzo Del Becco
Borgo Riccio da Parma 5, Parma
Palazzo Del Becco deve il suo nome alla casata che si impegnò nella sua ristrutturazione, nel 1688. I conti Del Becco abitavano precedentemente vicino al Palazzo di Riserva e decisero di insediarsi qui quando Ranuccio II Farnese pretese la loro vecchia abitazione per costruire il Teatro Ducale.
Per tutto il Settecento, fino a quando non ebbe più eredi, la famiglia rappresentò per il quartiere una presenza prestigiosa, tanto che la via – prima di essere associata a Riccio da Parma – portava il suo nome. In seguito l’immobile passò ai marchesi Pallavicino del ramo di Santafiora, che progressivamente acquistarono l’intero isolato. Uno degli ultimi discendenti, Pier Luigi, nacque proprio in queste sale, nel periodo in cui subentrava nella linea dinastica la casata consanguinea degli Sforza. Nonostante in tempi più recenti la proprietà sia stata frazionata, il fascino dell’elegante edificio resta intatto. Superato l’androne si accede al cortile, delimitato da un arioso e scenografico porticato in stile dorico dotato di terrazza, attraverso il quale già si intravede il giardino.
L’area verde, in origine, era molto più grande: a forma di un trapezio, era divisa a spicchi in otto aiuole, percorse da sentieri orientati verso il centro. Nel disegno dell’Atlante Sardi: arrivava fino alla parete di Palazzo Pallavicino. Furono proprio i “vicini di casa” a voler scorporare lo spazio, per inglobarne una parte, operazione accordata nel 1901 dalla marchesa Maria Cavriani, vedova Sforza Pallavicino.
Oggi restano due aiuole simmetriche, ognuna presidiata da un albero di kaki e circondata dal bosso nano, e una terza aiuola più lunga e stretta, vicina al nuovo confine tracciato con la separazione. Un opulento nocciolo spicca in fondo per altezza e prosperità. A sinistra è stato piantato un nespolo, in prossimità dell’ingresso laterale affacciato sul vicolo Santafiora. Forse qualcuno si ricorda ancora come, prima del nespolo, in quello stesso angolo faceva mostra di sé un grande tasso, piantato all’epoca di Maria Luigia. L’albero sovrastava il tetto del palazzo e si sporgeva a salutare i passanti nel vicolo, ma è stato abbattuto perché gravemente ammalato.