Palazzo Balbo
Via Borgo Leoni 70, Ferrara
L’elegante palazzo rinascimentale che si incontra in via Borgo Leoni 70 venne edificato nel 1493 per il nobile vicentino Scipione del Sale. La proprietà col tempo passò a diverse altre casate.
L’edificio tuttavia resta allacciato, nella memoria cittadina, soprattutto a uno dei suoi inquilini più recenti e famosi: Italo Balbo, braccio destro di Benito Mussolini. Il gerarca, nato nella frazione di Quartesana, scelse questa prestigiosa residenza per sé e la sua famiglia a partire dal 1924, a seguito del suo matrimonio con la contessina Emanuela Florio. Il fasto e la maestosità dell’edificio dovevano sigillare simbolicamente i successi ottenuti.
La sua carriera infatti fu fulminea: in pochi anni passò dall’essere il misconosciuto segretario del fascio locale alle più alte cariche del regime. Il suo avvio fu fortuito: nel 1920 il fondatore nonché referente del primo nucleo fascista ferrarese, Olao Gaggioli, si era appena dimesso per protesta rispetto al nuovo orientamento del movimento, a suo avviso troppo reazionario e lontano dal proletariato, e Balbo fu invitato a sostituirlo. La domanda che utilizzò per rispondere restò celebre: «quant’as ciapa a far al fascista?». Accettò in cambio di uno stipendio di 1.500 lire al mese e della promessa che, una volta terminata l’impresa, sarebbe stato assunto in banca, tuttavia il placido impiego desiderato non arrivò mai. Egli infatti impose la propria carismatica e violenta personalità inizialmente alla comunità locale, accrescendo in breve tempo il proprio potere fino a ritrovarsi fianco a fianco del Duce. La chiave che gli permise questa veloce ascesa fu lo squadrismo agrario, ovvero l’organizzazione di bande armate volte a contenere le rivolte dei contadini, che protestavano per ottenere migliori condizioni di lavoro e di vita. In cambio del servizio i proprietari terrieri sostennero economicamente il partito: per questo la svolta personale di Balbo coincise con una svolta di particolare rilievo per la naziona, perché il processo avviato nelle campagne estensi venne replicato con successo prima in Emilia-Romagna, poi nel resto d’Italia.
Balbo venne quindi nominato comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, poi sottosegretario all’Economia nazionale e sottosegretario all’Aeronautica, famoso in tutto il mondo per le coraggiose e scenografiche trasvolate. Infine per allontanarlo dal governo, dove la sua presenza iniziava ad essere percepita come troppo ingombrante, venne incaricato Governatore della Libia. Proprio dalle colonie africane portava e stipava presso la propria abitazione souvenir esotici come pelli di animale e manufatti tradizionali, che qualche anziano vicino di casa ancora ricorda di aver visto da piccolo, ammassati in cantina. La vedova infatti continuò ad abitare in via Borgo Leoni anche dopo l’uccisione del marito, avvenuta nel 1940 a Tobruch. L’aereo del ras venne abbattuto per errore da fuoco amico, incidente in cui perse la vita anche l’amico giornalista Nello Quilici.