Orto Carolingio
Via Gradaro 42, Mantova
Tra le chiese mantovane Santa Maria del Gradaro è forse la meno appariscente. Sembra arretrare rispetto alla città, aver voglia di stare per conto suo, in compagnia di chi la sa apprezzare.
In epoca paleocristiana qui sorgeva la chiesa di Santa Maria in Campo Santo, mentre quella che oggi si può ammirare, con la bella facciata gotica, fu costruita a partire dal 1256. La parola Gradaro indica la caratteristica geologica del terreno, si riconduce alla parola latina cretarium, ovvero cumulo di creta (non a caso si trova a due passi da qui la fabbrica dei mattoni, costruiti con l’argilla del Mincio). In questo luogo calmo e tranquillo è nato nel 2019 un orto davvero originale, coltivato secondo i dettami del Capitulare de villis, voluto da Carlo Magno nel VII secolo per disciplinare le attività rurali e agricole. Ideato dall’associazione Mantova Carolingia, in collaborazione con Tea Ambiente, ricorda il passaggio del celebre imperatore e costituisce una tappa del progetto internazionale che valorizza il percorso compiuto da Aquisgrana a Roma in occasione dell’incoronazione.
La scelta non è casuale: Carlo Magno è stato il primo a riconoscere la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, portata in città nel 36 dal centurione romano San Longino, che proprio al Gradaro si dice sia stato martirizzato. Il soldato, cieco da un occhio, trafisse il costato di Gesù sulla croce per accertarsi che fosse morto: dal cadavere zampillò sangue miracoloso che guarì e fece convertire il militare, che prontamente ne raccolse alcune gocce. I Sacri Vasi che le contengono, sotterrati e ritrovati insieme alle ossa di Longino, sono conservati ed esposti presso la basilica di Sant’Andrea. L’orto medievale racconta questa e tante altre storie.
Nell’area sono state disposte quattro stanze, secondo uno schema ispirato al giardino dei semplici dell’abbazia svizzera di San Gallo. La prima parte è dedicata alla didattica e ai fiori. Nella seconda sono state allestite le prese, ovvero le aiuole regolari, sopraelevate e contenute da strutture in legno di nocciolo e vimini, ricche di verdure ed essenze, come il finocchietto selvatico, la malva e il prezzemolo.
Nella terza parte c’è il pergolato, dove si arrampicano le viti di lambrusco Ruberti, la varietà più antica del territorio, citata anche da Virgilio, e dove di recente sono state piantumate le viti provenienti dal monastero di Weingarten. L’abbazia tedesca è legata a Mantova dalla leggenda di San Longino: parte della reliquia del Preziosissimo Sangue infatti venne presa e portata nella cittadina tedesca dall’imperatore Enrico III.
Ulteriori scambi botanici verranno organizzati a livello europeo, per connettere e avvicinare i luoghi dei cammini carolingi. In fondo si trova il brolo, con il melo, il ciliegio, il susino, il nespolo di Germania, il fico, l’azzeruolo rosso. Le rose antiche servono ad attirare i parassiti e fare in modo che la frutta venga danneggiata il meno possibile. Chiude lo spazio il viridarium, ovvero la siepe di alloro ed edera. Di recente è stata collocata la vasca per l’irrigazione. Da notare lo spesso muro del Quattrocento, sotto al quale crescono gli ellebori. Sotto alla parete parallela invece si arrampica il rovo delle more e il rosmarino, entrambi piantati dalle suore, che fino agli anni Sessanta coltivavano questo spazio.