Oasi La nuova rotta
Via Provinciale per San Biagio 49, Ferrara (San Biagio)

Questa piacevole oasi naturale si trova all’incrocio di diverse vie d’acqua, tra l’argine del Po, il canale scolmatore del Reno e il Panaro.
Il laghetto, circondato dai salici e dai pioppi cipressini, è così calmo e placido da sembrare fermo nel tempo, eppure per capire come si è formato è necessario ricordare che vicino al fiume il territorio è continuamente soggetto a importanti cambiamenti, talvolta anche molto dolorosi.
Studiare i toponimi – come spesso accade in campagna – sicuramente facilita la comprensione. Il circolo di pescatori che da dieci anni gestisce lo spazio si chiama “La nuova rotta”, il nome con cui tradizionalmente viene conosciuta questa località, tuttora usato anche da Google Maps, è “La rotta di Vezzane”.
A cosa corrisponda la parola Vezzane non si sa, al massimo ci sono delle vaghe ipotesi. Ugo Malagù, nella sua splendida Guida del ferrarese, scrive che probabilmente deriva dal fondo di Valle Vezzana, lasciato in eredità nel 1284 da una certa Imelda alla figlia Aignana, di cui si parla in una pergamena conservata a Ferrara nel monastero di Sant’Andrea. Poco importa. E’ la parola rotta quella su cui vale la pena concentrarsi. I documenti ricordano oltre 40 esondazioni avvenute nel territorio di Bondeno, in realtà furono molte di più. La più nota è quella del 13 ottobre 1839: nove metri d’acqua e fango invasero Bondeno, Burana, Scortichino e altre trentadue frazioni, all’epoca appartenenti in parte al dominio austriaco, in parte agli stati pontifici. Venne sommerso un territorio di oltre 700 chilometri, e furono 80mila i profughi che cercarono soccorso nei paesi vicini.

Non sappiamo quando e come, ma sicuramente dove oggi si trova l’oasi deve essere accaduto qualche danno, abbastanza grave da lasciare la sua traccia nelle mappe. Sempre Malagù descrive un profondo pantano, alla confluenza del Panaro col Po, anticamente chiamato la Rotta di San Biagio. Che quel vecchio pantano sia diventato l’attuale soleggiato laghetto? Qui carte, voci e leggende iniziano a mescolarsi. Lo storico infatti descrive una chiesa dedicata al santo a poche centinaia di metri dal pantano, gli attuali soci del circolo raccontano una diceria di paese, che voleva una chiesa perduta in fondo al lago, la cui profondità in certi punti resta ignota. Una bella confusione, tra realtà e fantasia!
Quello che si sa per certo è che fino al XIII secolo il Panaro entrava nel Po a Bondeno e che nel 1604 venne spostato dove si trova oggi, ovvero dentro il vecchio letto del Po di Ferrara. Si sa anche che il laghetto si è formato da solo, non deriva né da una vecchia cava né da un macero, e che il livello delle sue acque si alza e si abbassa in sintonia con quello del Panaro.