Nell’orto
Via Ariosto 57, Ferrara
Questo brano di verde incastrato tra le case e i condomini, con i suoi alberi di alloro accuratamente modellati, il pozzo sopraffatto dall’edera e le verdure coltivate in file ordinate, è quasi un unicum nel quartiere.
In questa zona le esigenze abitative del secondo dopoguerra hanno cancellato quasi completamente le tracce delle antiche campagne: restano i giardini condominiali, cinture spesso lastricate oppure ricoperte di ghiaia che corrono attorno agli edifici, lo scoperto di qualche villetta più bassa, sacrificato molte volte per esigenze di parcheggio.
A maggior ragione – varcando il cancello – si apprezza la quiete, il cinguettio degli uccelli tra i rami, la porzione di cielo che si apre. Questo giardino è un superstite, sopravvissuto assieme a pochissimi altri a un naufragio di tutto rispetto, quello degli orti di Ludovico Ariosto. La casa del poeta si trova pochi metri più in là e vale la pena ricordare – come sottolinea Marina Cognotti in un saggio recente – che Ariosto non aveva intenzione inizialmente di soggiornarvi, ma decise di stabilirsi proprio per amore del verde che la circondava.
Scriveva suo figlio Virginio, a proposito di alcune piante di sambuco scambiate per i germogli di alcuni capperi messi a dimora poco tempo prima, che Ludovico «nelle cose de’giardini teneva in modo medesimo che nel far de’versi, perché mai non lasciava cosa alcuna che piantasse più di tre mesi in loco». La stessa passione si intravede in alcuni passaggi del Furioso, come quello in cui Orlando, in preda alla follia, svella alberi come se fossero finocchi, ebuli o aneti. Oggi, in questa piccola porzione dell’antico orto, si trovano la vite, il pruno, il tasso, l’oleandro, il melograno, l’ulivo, il gelsomino, le ortensie, i tulipani, le rose e i fiordaliso.