Abitare significa stare bene in un luogo, lo dice un filosofo importante come Heidegger, ma lo dice anche il buon senso, la semplice logica dei giusti che sentono sulla pelle che uno spazio abbandonato non è uno spazio che si abita volentieri.
Per questo l’associazione Musijam, che dal 2005 si è insediata negli stabili dei magazzini Amga, si è impegnata per trasformare e valorizzare non solo le sale che le sono state assegnate, ma anche la relativa area verde, in cima al Baluardo.
Questa zona sopraelevata, voluta da Alfonso I per scopi difensivi e conosciuta una volta come la montagnola di San Giorgio, in epoca estense venne sfruttata come elegante giardino.
L’accesso avveniva dalla prospettiva di via Ghiara: prima si incontrava un disegno di aiuole, poi il labirinto di siepi. A sinistra una lunga peschiera conduceva verso il montagnone, con le vigne e il frutteto. I sentieri erano coperti da un pergolato di viti e glicini, e all’interno del terrapieno erano stati realizzati due ambienti ipogei con grottesche dorate, che vennero distrutti quando – in tempi più recenti – si volle costruire l’acquedotto. L’unica superstite dell’epoca è la Palazzina dei Bagni Ducali, che offriva comfort e servizi alla corte e ai suoi ospiti, che si recavano in questi giardini per assistere a recite e spettacoli. I duchi infatti utilizzavano il dislivello come teatro naturale, per organizzare rappresentazioni, e non è un caso che oggi quest’area ospiti associazioni come Musijam, impegnate nella produzione e nell’educazione culturale, in ambito musicale e performativo.
Persi e inselvatichiti da secoli i raffinati giardini Estensi, nel secondo Novecento l’amministrazione aveva destinato quest’area alle officine e ai magazzini di Amga, azienda partecipata che gestiva servizi come il gas e l’acqua, l’antesignana di Hera. Quando all’inizio degli anni Ottanta le mura vennero restaurate gli stabili avrebbero dovuto essere abbattuti: venivano infatti considerati come un elemento estraneo, un deturpamento dell’antica struttura. Ci si risolse infine per mantenerli ma per lungo tempo restarono vuoti, anzi: parzialmente vuoti, per chi ricorda l’avventura del centro sociale occupato, chiamato Dazdramir.
La nuova assegnazione formale avvenne in continuità con la tradizione estense, il Comune volle invitare in questi spazi soggetti e realtà che potessero, attraverso le arti, infondere nuova vita e respiro al Baluardo. Ed eccoci a Musijam.
Oggi non solo i capannoni industriali sono diventati luogo di incontro e di socialità, creatività e scoperta, in grado di ospitare lezioni di canto e laboratori di danza, concerti ed esibizioni. Anche il giardino retrostante è stato recuperato e valorizzato. Certo non ci saranno il labirinto di bosso e le geometrie fiorite di rose, ma vale la pena conoscerlo. Qui abitano (in senso proprio, e bello) le agavi in vaso, la yucca, l’aloe e un bel mirto arrivato direttamente dalla Sardegna. Un’esuberante vite americana ricopre l’edificio.