Istituto Oncologico Mantovano
Viale Pompilio 48 B, Mantova
Non tutti i giardini segreti sono invisibili, celati dietro portoni e palazzi. Alcuni sono sotto gli occhi di tutti, ci passano accanto ogni giorno decine di persone e nessun chiavistello impedisce l’accesso, basterebbe girare attorno a una siepe oppure aprire una porta per scoprirli.
Questo è il caso del sorprendente hortus conclusus curato dall’Istituto Oncologico Mantovano all’interno del parco dell’Ospedale Carlo Poma.L’intero complesso – attualmente gestito dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Mantova – è circondato dal verde. La sua costruzione cominciò nel 1912 nei terreni limitrofi al centro storico, dove l’esercito austriaco aveva edificato la fortificazione conosciuta come Forte Pompilio, demolita appositamente. L’area venne scelta perché ben collegata dalle strade e dalla ferrovia, in posizione salubre e sopraelevata rispetto alle paludi del fiume Paiolo.
Il progetto – disegnato dall’ingegnere Giulio Marcovigi, esperto di strutture ospedaliere, impegnato anche per il Niguarda di Milano e il Bellaria di Bologna – comprendeva diverse zone alberate in mezzo alle quali dislocare i padiglioni. Le piante servivano a rinfrescare i viali e creare un ambiente rilassante, che alleviasse le sofferenze dei degenti. In fondo all’area fu collocato il reparto che ospitava i pazienti affetti da malattie infettive. Il concetto di isolamento, che fino all’anno scorso appariva quasi retrò, è tornato con decisione al centro della discussione pubblica con il lockdown causato nella primavera 2020 dalla diffusione del Coronavirus. Una volta alla quarantena privata, separata e casalinga si preferiva la quarantena in comune e dichiarata, tanto che la grande scritta ISOLAMENTO, volta ad avvisare i passanti di tenersi alla larga, si nota tuttora lungo viale Pompilio, scolpita nella pietra. Per capire com’è cambiata la valutazione di determinati disturbi col passare del tempo, vale la pena ricordare come accanto agli infettivi – per la maggior parte vittime della tubercolosi – venne allestita la neurologia, quindi gli ambulatori e le sale per chi soffriva di problemi psichici, ritenuti una vergogna da nascondere. È qui che oggi trova posto l’Istituto Oncologico, che offre assistenza alle persone colpite da tumore e alle loro famiglie. Fondato nel 1989 e gestito da 70 volontari, l’istituto si impegna in numerose attività: ascolta i pazienti e li accompagna attraverso il percorso di cura, organizza convegni e appuntamenti formativi, iniziative per finanziare l’acquisto di nuove attrezzature.
I suoi uffici guardano verso la chiesa della Misericordia, detta anche del Sacro Cuore, completata nel 1949 nonostante i lavori fossero cominciati prima della guerra, interrotti per vari anni proprio a causa del conflitto. Oggi il piano terra del tempio conserva gli archivi delle cartelle cliniche, una volta invece ospitava gli ambienti ricreativi, il teatro e il cinema. Alle funzioni i malati assistevano dall’alto, grazie a un ingresso in corrispondenza del coro che serviva a tenerli separati dagli altri fedeli. Tra la chiesa e gli uffici è stato ripristinato da una decina d’anni il giardino, modellato secondo l’impianto dell’hortus conclusus medievale, protetto dalle siepi, circondato da un passaggio sopraelevato e diviso in quadranti, con la fontanella e il melograno, considerato l’albero della vita, colorato dalle ortensie e dall’abbondante lavanda.