Istituto Comboniani
Vicolo Pozzo 1, Verona

Un grande spazio aperto, una strada che sale dritta verso un edificio imponente mentre sulla sinistra una stradina tortuosa porta alla famosa Fontana del Ferro.
Ci si trova nel punto in cui la vallata di San Giovanni si apre, salubre e protetta dai venti e dal maltempo, da sempre ricca di orti e frutteti. Salendo a un tratto, in mezzo a un prato, appare una grande sfera verde. Si tratta di un grande gazebo interamente ricoperto di gelsomino rustico, in cui solo una quindicina di piante riescono a tappezzare fittamente tutta la struttura in ferro.
Siamo nella Casa Madre dei padri missionari Comboniani, costruita nel 1891, 10 anni dopo la morte di don Comboni, allievo e erede di don Mazza e maestro spirituale di don Calabria. Questi tre grandi preti diedero una forte impronta alla vita di molti giovani della loro epoca e, con le loro istituzioni, anche alla struttura edilizia di Veronetta.

Il giardino vero e proprio, sul fronte dell’Istituto, è costituito essenzialmente da riquadri di prato con palme e magnolie, e filari di tigli e ulivi. Fino a circa 30 anni fa esisteva ancora la struttura classica del giardino all’italiana, ora non più, essenzialmente per mancanza di manodopera. Notevole, com’è naturale per un istituto religioso, la presenza di statue di carattere sacro, in posizioni dominanti oppure in punti focali dei percorsi, o dentro a piccole grotte accoglienti di devozioni.
Nel parco si trovano il monumento a don Comboni, la grotta della Madonna e la statua di san Giuseppe, a cui tutta la comunità comboniana è particolarmente devota, attorniata dalle tre bombe che erano cadute qui durante la guerra e che per sua intercessione non avevano colpito la Casa Madre, ed erano rimaste inesplose. Alla fine, terminata la camminata nel parco, non può mancare una visita al famoso e benemerito Museo Africano: i padri missionari hanno raccolto qui una suggestiva serie di cimeli, manufatti e souvenir, provenienti dai territori e dalle numerose culture che hanno incontrato nei loro viaggi.