In the Ghetto

Via Vignatagliata 10, Ferrara

Alla fine del Cinquecento l’area che va dall’attuale piazza Trento e Trieste a vicolo Vignatagliata apparteneva a Monsignor Alessandro Boiardo, canonico e fine intellettuale, apprezzato frequentatore del clero vaticano, vicino sia a Papa Sisto V che a Papa Urbano VII, che lo insignirono del titolo di Camarier d’Honore. 

Nei secoli successivi la proprietà – che comprendeva un grande palazzo e un vasto cortile – è stata evidentemente frammentata, fittamente costruita e abitata come d’altra parte è accaduto in tutto il perimetro del vecchio ghetto ebraico. A inizio Novecento un ulteriore significativo intervento ha trasformato la zona, dove si è andato a inserire il Teatro Nuovo, progettato dall’architetto Adamo Boari, realizzato dal fratello ingegnere Sesto. Inaugurato nel 1926, dopo la guerra il teatro venne dotato di un’arena estiva per le proiezioni cinematografiche, progettata dall’ingegnere Gino Bresciani, nell’area che oggi ospita il parcheggio dei dipendenti e delle compagnie. Proprio attraversando questo spiazzo, ricoperto di ghiaia e ingentilito dalle aiuole, si arriva al grazioso giardino di vicolo Vignatagliata 10.

La porticina verde è inserita nella cornice del muro di cinta, ricoperto di gelsomino.  All’interno si trova un pozzo originale, ombreggiato da una palma e da un bell’albero di pitosforo, circondato da una siepe della stessa specie. Vi crescono inoltre un piccolo fico, l’oleandro, le ortensie e l’ulivo in vaso. La felce viene da Cibiana, in Cadore, è stata raccolta dall’inquilina che con grande dedizione negli ultimi anni si è impegnata per ripristinare la bellezza dello spazio. Tra le aromatiche spuntano alcune fragoline di bosco.

Sotto la ghiaia restano, sotterrate, due vasche in cemento utilizzate in passato – pratica comune in tutta la zona del ghetto – per raccogliere l’acqua piovana. Significativo e misterioso il capitello ligneo, con gigli intagliati, che si affaccia in questo tranquillo e curato angolo verde. Soprattutto perché corrisponde a una specie di torretta, sovrastata da un’aguzza copertura che ricorda i campanili di montagna, che bene si nota dal parcheggio. Confrontando e studiando le antiche mappe cittadine è difficile trovare indicazioni utili a capire cosa potesse essere stata questa singolare costruzione. Una suggestione interessante potrebbe venire proprio dalla carriera ecclesiastica dell’antico proprietario, Monsignor Boiardo, che potrebbe aver voluto all’interno del complesso una cappella privata. Chiunque avesse maggiori informazioni è ovviamente invitato a farsi avanti, le storie più belle si ricostruiscono – quando si riesce – un pezzetto alla volta. 

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