Giardino Segreto

Viale Te 13, Mantova

Per accedere al giardino segreto, bisogna oltrepassare l’appartamento segreto. Ovvio, no? Questo spazio fu progettato da Giulio Romano per Federico II, tra il 1530 e il 1534.

Probabilmente l’ispirazione di creare per pochi amici intimi un ambiente raccolto venne al duca da sua madre, Isabella d’Este. La nobile ferrarese infatti, circa dieci anni prima, aveva voluto per sé all’interno del Palazzo Ducale un luogo molto simile: completamente invisibile dall’esterno e arricchito di un’elegante loggia. Per arrivare al misterioso scoperto bisogna attraversare il vestibolo collegato alla camera di Attilio Regolo, che deriva il suo nome dal condottiero rappresentato a parete. Qui la pavimentazione è realizzata in ciottoli di fiume, in mezzo ai quali stavano nascoste le bocchette di piombo usate per i giochi d’acqua. Pare infatti che, attraverso un sapiente manovratore o grazie a degli automatismi, Federico II si divertisse a spruzzare i visitatori con zampilli a sorpresa. All’interno della loggia si può ancora leggere buona parte del raffinato sistema iconografico, dove si incontrano Bacco e Arianna, Sileno sulla biga e il corteo nuziale di Peleo e Teti, le imprese gonzaghesche del Monte Olimpo e del Boschetto.

Della decorazione che colorava il giardino resta solo qualche traccia: proiettava finte prospettive di paesaggi naturali. Nelle nicchie, intervallate da cariatidi e telamoni, si rappresentano le favole di Esopo. Una soltanto manca l’appuntamento con il favolista greco, perché al suo posto è stata apposta la lapide della cagnolina Viola. La passione per i cani era condivisa da tutta la famiglia Gonzaga, che si faceva spedire gli esemplari più belli da mezza Europa: dalla Dalmazia, dalla Turchia, dalla Bretagna, dall’Inghilterra. Non deve quindi stupire la scelta di Federico II, che volle attribuire una più che decorosa sepoltura alla fedele amica a quattro zampe.

La grotta fu costruita per desiderio di Vincenzo I, influenzato dal gusto di sua moglie, Eleonora de’ Medici. All’epoca infatti nel Granducato di Toscana andava di moda riprendere il topos classico del ninfeo, che richiamava la presenza delle Naiadi, mitiche divinità delle acque dolci. I parenti fiorentini inoltre erano ben disposti e solleciti nel fornire materiali e maestranze: con poco riguardo dell’affresco preesistente si aprì il varco, poi incorniciato da concrezioni calcaree, da destinare alla grotta. Si realizzarono due ambienti comunicanti, interamente rivestiti di “produzioni della natura”, come si diceva allora: conchiglie marine e fluviali, stalattiti, rocce porose, mosaici di ciottoli di varia forma e colore, cristalli, stucchi dall’impasto colorato. Le sculture originali sono scomparse, bisogna immaginarle in accordo con le scene affrescate, ispirate ad alcuni passi dell’Orlando Furioso.

Nelle nicchie sottostanti si allude alla trasformazione alchemica, con i simboli dei quattro elementi. Dalle pareti scorrevano ruscelletti che facevano scintillare le pietre e favorivano la crescita del muschio. Secoli di trascuratezza non aiutano a capire come fosse disposto una volta il giardino. Nel 1784 una prima menzione riguarda la piantumazione di cento rose.

A metà Ottocento il catalogo delle essenze di Palazzo Te attribuisce a questo spazio venti piante ornamentali (rose, alloro, alloro giapponese, evonimo, viburno) e quattro alberi da frutto (albicocchi e peschi). Nel 1884 Hermann Stiller pubblicò una descrizione del complesso, corredata di tavole dettagliate. Disegnava un’area suddivisa come ora in quattro aiuole, bordate in marmo. Si scoprì poi che nella parte interrata della bordura sono incise lettere ebraiche, forse perché il marmo venne ricavato dalle lapidi del cimitero israelitico, distrutto nel periodo napoleonico. Nella tavola in sezione si vedono cespugli e rampicanti, insieme a una fontana centrale. Non si sa però se questa immagine corrisponde a un rilievo oppure a un progetto di restauro. Oggi l’impianto rispetta quello descritto dallo studioso, con l’aggiunta novecentesca della siepe di bosso. 

Iscriviti alla newsletter di Interno Verde
Iscriviti alla Newsletter di Interno Verde