Giardino Gatteschi Baracchi

Borgo Scacchini 11, Parma

L’aspidistra in vaso è una certezza. Diffusissima nell’Inghilterra vittoriana, ebbe anche in Italia un grande successo nel Novecento. Addirittura veniva soprannominata “pianta delle macellerie”, dato che è l’unica capace di vivere rigogliosa in un negozio freddo e buio, senza nessuno che se ne prenda cura – anche se la leggenda vuole che qualche sgocciolio di sangue nella terra la aiutasse a restare bella. Per molti anni è stata considerata una pianta retrò ma ultimamente è tornata di moda, proprio perché facile da coltivare.

Sia come sia, gusto vintage o recupero innovativo, l’aspidistra all’ingresso mette tutti subito a proprio agio, è la cosa giusta al posto giusto. Elegante e accogliente non poteva mancare in questo altrettanto elegante e accogliente giardino. Per arrivarci bisogna attraversare il corridoio e il primo cortile acciottolato, decorato da una bella fontana a forma di testa di leone, ma già da lontano si percepisce la grazia e la quiete di un luogo speciale.

L’area verde è completamente racchiusa, circondata da alte pareti di mattoni, dove si infilano qua e là dei curiosi segnali triangolari, utilizzati una volta per delimitare le proprietà. Un sentiero attraversa il prato fino ad arrivare alla vasca in pietra, sormontata da un curioso berceau in ferro battuto, e al vicino lycium barbarum – che purtroppo fino ad ora non ha mai prodotto le celebri bacche di goji, ma mai dire mai. A sinistra si trova una grande abelia, il nespolo giapponese, l’alloro, le ortensie, il viburno. In fondo il velo da sposa, le nandine, le aucuba e gli oleandri. A destra – accanto al muro coperto dall’edera – la meravigliosa nube rosacea dell’acero giapponese e la camelia. Nell’angolo cresce una rosa che si arrampica fino al secondo piano della casa. Il glicine gli va incontro, salendo verso il balcone dalla parte opposta.

Del palazzo non si sa molto, ma si sa che fu abitato dal fratello del pittore Amedeo Bocchi, artista vicino al divisionismo, al simbolismo e al liberty, che a Parma decorò con gusto secessionista – tra il 1915 e il 1916 – la Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio. A lui oggi è dedicato un museo a Palazzo Sanvitale, in strada Cairoli. Qui pare gli fosse dedicato un divano in salotto, utile appoggio per i soggiorni in città.

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