Giardino dei Semplici
Piazza Giovanni Paccagnini, Mantova
Dei tanti spazi verdi che impreziosiscono il “palazzo in forma di città” conosciuto come Palazzo Ducale, magnificente residenza dei Gonzaga dal 1328 al 1627, il Giardino dei Semplici è il più antico.
Fu progettato da Luca Fancelli per essere connesso alla Domus Nova: la pianta quadrata era divisa come ora in quattro sezioni, con alberi da frutto autoctoni come peri e pruni. Nel 1581 all’impianto originale si aggiunse la loggia disegnata da Bernardino Facciotto, le cui tracce sono ancora visibili nella muratura in corrispondenza dell’Appartamento delle Metamorfosi e della Rustica. Fu questa copertura a determinare il primo nome attribuito allo spazio, chiamato Giardino del Padiglione. Il Giardino dei Semplici fu istituito nel Seicento, quando al fiorentino Zenobio Bocchi, uomo di scienza e letterato, venne affidata la gestione dei giardini ducali. Zenobio, che aveva studiato dal Prefetto dell’Orto Botanico di Pisa, applicò qui le sue conoscenze in materia di essenze curative e disposizione delle specie in relazione ai pianeti, come dettava l’astrologia medica, senza rinunciare al gesto creativo.
Mantenne l’impianto ma costruì all’interno di ciascun settore un complicato disegno geometrico, che si premurò di consegnare alle stampe nel 1603. Molte delle piante messe a dimora furono fatte spedire da Firenze, altre furono raccolte dallo stesso botanico sul Monte Baldo, dove il clima mitigato dal Lago di Garda favoriva la crescita di vegetali non comuni. Oltre ad essere utile alla ricerca, questo giardino veniva utilizzato per cene familiari, banchetti di nozze e per ricevere i sovrani in visita. Nel 1612 un ospite dei festeggiamenti organizzati per l’incoronazione dell’imperatore Matthias d’Austria, lo descrisse così: i quadranti erano chiusi da recinti in legno alti poco meno di un metro, dipinti di verde e decorati.
All’interno di ciascuno spuntavano loggette e cupole colorate e dorate, allestite di ripiani e spalliere per le piante, mentre i sentieri erano affiancati dagli oleandri, dai cedri e dagli aranci in vaso, intervallati da grandi statue e disposti con lunghe tavolate per accogliere dame e cavalieri. Si narra anche di una bellissima fontana scomparsa, probabilmente costruita per le nozze di Francesco IV: si trovava in una nicchia decorata di mosaici, con al centro la statua di marmo di un fanciullino che versava l’acqua da un piccolo vaso in una vasca più grande. L’arco della nicchia era sorretto da quattro colonne, intervallate da teste di leone dalle cui fauci partivano altri zampilli. In cima due amorini giocavano con i delfini, che a loro volta spruzzavano acqua tutto intorno. Nel 1630, a causa del sacco austriaco, sia le sale del palazzo che i giardini furono danneggiati.
Nel Settecento, a causa degli ulteriori conflitti, il degrado fu totale. Lo stupefacente giardino che si può ammirare oggi si deve a un importante restauro operato nel 1981. Circondata da un’aiuola stretta e lunga, disegnata dalle siepi di bosso e affiancata dai giaggioli azzurri, l’area centrale è scandita da viali ortogonali e a ogni incrocio si trova una vasca con le piante acquatiche. Al centro dei quadranti si trova il tasso e agli angoli i melograni, siepi di bosso più piccole delimitano altre zone coltivate con specie aromatiche, officinali e alimentari.