Fondo Novelle
Via Martelli 269, Ferrara (Ravalle)

L’ingresso di Fondo Novelle non passa inosservato: due imponenti colonne rosate accolgono il visitatore, anticipando il giardino e la grande corte agricola.
Difficile stabilire quanti anni possa avere la struttura, tradizionalmente costruita con grandi blocchi separati, affinché l’abitazione dei contadini, le stalle e i fienili potessero essere vicini ma divisi. Si dice che una volta appartenesse ai Minerbi, storica famiglia ebraica ferrarese, ma chissà se è vero. La famiglia degli attuali proprietari vive qui da tre generazioni: il bisnonno, che veniva dalla Rangona, a Pilastri, comprò il podere nel 1956. Il periodo del dopoguerra fu caratterizzato, in campagna, da numerosi frazionamenti: questo fondo, che in origine controllava 320 ettari, quando venne acquistato ne conservava soltanto 10 ed era adatto a una conduzione familiare. Negli anni Sessanta vivevano e lavorano qui circa 70 persone, e le due stalle custodivano quasi altrettante mucche: il terreno veniva affidato sulla base dei capi di bestiame a disposizione, il numero doveva essere proporzionato. Davanti alla casa, trasformati in aiuole fiorite, si possono vedere i vecchi abbeveratoi di pietra.
Il giardino gira tutto attorno. Gli alberi più grandi ombreggiano l’area fronte strada. Nelle aiuole si incontrano l’ibisco, l’oleandro e la lavanda. Girando attorno all’abitazione si possono già sbirciare gli appezzamenti, dove si coltivano le pesche, le pere, le prugne, le mele, gli albicocchi, le ciliegie e le fragole, per le quali è stato realizzato un impianto sopraelevato, con un substrato di fibra di cocco. Non mancano ovviamente gli ortaggi, come le classiche zucche violine per preparare i cappellacci.


Sul retro un bell’arco di rose conduce al piccolo edificio chiamato “la casina”, davanti al quale svetta un bel frassino. Oggi al suo interno è stato allestito un appartamento, per gli ospiti dell’agriturismo. Una volta funzionava da forno, da porcile e da pollaio. Al centro c’era lo spazio per cuocere, ai due lati gli stanzini per i maiali, alle galline era riservata la parte superiore. Dietro alla “casina” c’erano anche i bagni, tradizionalmente collocati fuori dalla residenza: la latrina veniva svuotata con l’elmetto di un soldato tedesco, infilato in un bastone. Chi lo ricorda dice che “passava giusto giusto dal tondo”.


