Fienile di Borgo Tricò

Via del Parco 98, Ferrara

Quello che un tempo era il fienile di Borgo Tri Cò oggi è diventato una bella abitazione privata, circondata dalla campagna, immersa nella quiete.

Dell’antica costruzione, ristrutturata una decina di anni fa, vale la pena notare l’alto ingresso ad arco. Sebbene il varco sia stato chiuso, si è voluto con il vetro preservare la memoria della sua originale funzione, quando a terra trovavano riparo gli animali, e sopra alle bestie si conservava il fieno. Nel parco i nuovi proprietari hanno voluto piantare solo alberi autoctoni, come i tigli, gli aceri e la paulonia. Vicino alla casa, la vite si stende a formare un tetto naturale, per ombreggiare i pranzi all’aperto. Salutano i visitatori, fiancheggiando il vialetto di ingresso e l’espansiva macchia di rosmarino, la lavanda e le candide rose Iceberg. Tra i tanti fiori che si possono incontrare in questo amatissimo fazzoletto di terra, proprio le rose occupano un posto speciale. Le piante coltivate sono una quarantina, le varietà almeno quindici. Le Graham Thomas e le Madame Alfred si arrampicano in prossimità della casa. Ma si possono incontrare anche le Mortimer Sackler, le bianche Prosperity, le David Austin. «Le rose inglesi hanno di bello che come le antiche profumano molto, e come le moderne rifioriscono spesso», racconta Simona. In fondo al giardino si trova un omaggio al territorio: la variegata di Bologna, autoctona dell’Emilia-Romagna. 

Vicino alla siepe che separa il giardino dai campi, chiazzano il verde del prato una serie di variopinte aiuole ovaleggianti, che assecondando la moda inglese si compongono di erbacee perenni. Ogni anno si compone una nuova aiuola, studiata per esprimere in tutte le sue sfaccettature un colore, un sentimento, un’emozione. C’è per esempio l’aiuola romantica, dedicata al viola, con la verbena, l’echinacea, le rose Golden Celebration, la veronica e diversi tipi di salvia, come la amistad e la caradonna, insieme alle graminacee come la festuca il miscanthus. C’è quella estiva, squillante di giallo, con l’achillea e la rudbeckia, il penniseto, la verbena hastata, l’echinops blu elettrico, chiamato anche cardo pallottola.  «Ho iniziato con le bulbose, con gli iris, i tulipani, l’aquilegia. Poi ho sperimentato con i geranium, la rosa Mutabilis, gli aster che sono settembrini. Ho provato a unire il al viola della buddleia il rosso, colore con il quale non ho avuto subito il coraggio di cimentarmi, con l’achillea terracotta, la crocosmia, il giallo dei coreopsis, gli helenium». In fondo si trova il frutteto, con gli albicocchi, le susine, il ciliegio. L’orto – dove d’estate si coltivano fragole, melanzane, peperone e pomodori, che d’inverno cedono il passo al radicchio e ai cavoli – è circondato dai carciofi e dalla verbena bonariensis. «Si piantano da sole, le trovo un po’dappertutto e le accolgo volentieri». Vicino al capanno degli attrezzi c’è la nursery, ovvero una zona dedicata alle talee: «ogni aiuola comprende circa 50 piante, sto imparando a coltivare quelle che mi servono per le sostituzioni, altrimenti si spende troppo e magari quando mi serve una certa varietà non la trovo più».

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