Ex Macello
Via Scalabrini 113, Piacenza

Il Macello Comunale venne creato sul finire dell’Ottocento, quando per legge tutte le città con più di 6 mila abitanti dovettero dotarsi di una struttura per trattare la carne destinata al fabbisogno locale.
In realtà a Piacenza, prima della legge promulgata dal neonato Stato Italiano nel 1888, già si ipotizzava la costruzione di un macello pubblico, che avrebbe dovuto collocarsi vicino a Porta Borghetto. Quando, spinta dall’obbligo nazionale, la municipalità si decise a edificare in fondo allo stradone Farnese, l’operazione riuscì abbastanza spedita. Bastò prendere il progetto precedente, non realizzato, adattarlo leggermente al nuovo sito e cominciare i lavori. Il progetto venne affidato a Diofebo Negrotti, responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale. La realizzazione a Giovanni Perreau, direttore di cantiere. Nel 1884, appena due anni dopo l’avvio dei lavori, si celebrò il taglio del nastro. Il complesso, circondato da un muro e caratterizzato dal rosso fulvo del mattone a vista, comprendeva la direzione, gli uffici, le stalle, i macelli, i magazzini, le caldaie, accanto alle quali venne eretta la ciminiera, la tripperia e il letamaio. Era dotato di un sistema impiantistico tedesco, fornito da una ditta di Kassel, ed era considerato tra i più avanzati della sua epoca. Venne completato tra il 1912 e il 1914, con la realizzazione della fabbrica del ghiaccio, su un’area da poco acquistata dall’amministrazione. Il macello restò in attività per un secolo, seppure con qualche cambiamento. Le stalle dei suini vennero demolite nel 1951, per lasciare spazio all’Istituto di Zooprofilassi, due anni dopo si ricostruì la ciminiera, danneggiata dalla guerra, e nel 1975 cessò la produzione la fabbrica del ghiaccio.


La struttura venne chiusa definitivamente nel 1985, perché non era più in grado di rispondere adeguatamente alle richieste di carne, in costante crescita, della comunità. Come spesso accade in questi casi, seguì un periodo di abbandono, durante il quale l’edificio venne adibito a deposito. La riqualificazione delle sedici palazzine cominciò a prospettarsi a partire dal 1999, con un lungo e laborioso processo di progettazione e restauro terminato quasi dieci anni dopo. Nel 2008 l’elegante cancello affacciato su via Scalabrini è tornato ad aprirsi: l’immobile ospita ora attività istituzionali e culturali. Al suo interno trovano posto l’Urban Center, il Museo di Storia Naturale, l’Archivio Storico, la sede dell’Ordine degli architetti, il Museo del Petrolio e l’Ufficio di Piano del Comune. Tuttavia ciò che maggiormente caratterizza la sua nuova vita è la frequentazione degli studenti, iscritti al Politecnico di Milano, che proprio qui ha voluto avviare un nuovo polo territoriale. L’ampio parco che circonda gli stabili è popolato da ragazze e ragazzi che approfittano delle belle giornate per chiacchiere, per leggere e studiare all’aria aperta… e per giocare improvvisate partite di calcio, vicino al filare di aceri che costeggia l’ingresso di via Scalabrini. Tra gli alberi vale la pena intercettare ad aprile, nel pieno della fioritura, il bel ciliegio giapponese che cresce accanto alla biblioteca.