Benvenuti nel Comando della Guardia di Finanza più antico d’Italia!

Non è così comune, per dei militari, poter lavorare in un luogo tanto ricco di storia e suggestioni come il pluricentenario complesso di San Tomaso. La grande struttura venne fondata nel Duecento da Frate Bonifacio, che vi insediò i Canonici Regolari di San Marco, e restò di pertinenza della Chiesa fino alle soppressioni napoleoniche. Tutto bene per settecento anni? Neanche per sogno!

Inizialmente la vita al convento filava regolare e dritta come un fuso: le monache tessevano, i monaci coltivavano frutta e verdura e si impegnavano in lavori di artigianato. Con la morte di Frate Bonifacio però la disciplina che regolava il “doppio ordine” venne meno e vi fu un susseguirsi di scandali che convinse addirittura il Papa, Martino V, ad intervenire. I monaci vennero cacciati e alle monache venne imposta una regola più severa e rigida, quella agostiniana, che tuttavia non bastò a ripristinare un clima sereno.

La decadenza morale si era accompagnata ad una diffusa decadenza materiale: il settore maschile era stato abbandonato, il resto dell’immobile stentava. Per questo si decise, nel 1436, di cambiare gestione e affidare la struttura alle Clarisse dell’Osservanza, che vissero qui tranquille fino all’arrivo dei soldati francesi.

Nel 1810 l’edificio venne adibito a ospedale da campo, nel 1872 divenne formalmente la sede del Distretto Militare di Vicenza.

La Guardia di Finanza è entrata in tempi tutto sommato recenti, nel 1995. Certo, custodire spazi tanto grandi e delicati non è facile, ma vivere nella quotidianità la bellezza degli ambienti interni, del parco e del chiostro non fa rimpiangere lo sforzo.

Il Comando è circondato dal verde, alberi e arbusti raggiungono la sponda del fiume, e non è un caso che proprio vicino all’acqua corrente sia stato creato il piccolo Oratorio di San Giovanni Battista, tuttora consacrato. Venne realizzato nel 1666 grazie al lascito testamentario del canonico Bonifacio Trissino, in quello che all’epoca era coltivato e conosciuto come il brolo delle monache, un frutteto dove le suore si raccoglievano in preghiera. Era un luogo naturale vissuto con grande devozione, tanto che papa Gregorio XIII emise una Bolla per concedere a chi avesse pregato in quel sito le stesse indulgenze dispensate in San Pietro a Roma.

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