Dentro il Novecento

Il giardino di via Manini è un classico esempio di verde borghese, ordinato e riservato: dietro la staccionata in cemento cresce la siepe di photinia che delimita il perimetro della proprietà e garantisce l’intimità dello spazio, senza però creare una barriera troppo fitta con l’esterno.
Questo tipo di cespuglio – facilmente riconoscibile per le sue foglie, che alternano il rosso e il verde – è diventato di moda in Italia soprattutto negli ultimi anni. La rigogliosa parete d’edera variegata e il vialetto in pietre di fiume, tracciato nell’erba del prato all’inglese, testimoniano interventi recenti. Vicino all’ingresso i grossi cespugli potati in modo regolare formano una nuvola rigogliosa; alcune piccole rose accompagnano invece gli ospiti verso l’ingresso principale.
L’eclettismo del giardino è sottolineato dalla presenza di specie relativamente tradizionali come la robinia, la magnolia e l’aspidistra, che convivono con un abete rosso, una piccola thuja e persino un’agave; un tocco di colore arriva dalle nandine e dal cotoneaster. La villetta – edificata nel 1926 per Pier Felice Cricca, ingegnere capo del Consorzio di Bonifica – sorge su un lotto angolare nel cuore del Quartiere Giardino.


Sulla costruzione originale, in pietra rossa e in stile liberty, svettava una torretta che purtroppo si staccò completamente durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa dei bombardamenti. I danni resero necessaria la radicale ristrutturazione che portò l’architettura all’aspetto attuale, che rispecchia il gusto tipico del primo Novecento, con elementi decorativi in finta pietra e numerose cornici. La balaustra a rettangoli del primo piano è un elemento particolarmente interessante, oggi quasi dimenticato.