Delizia della Diamantina
Via Diamantina 14, Ferrara (Diamantina)

Riccardo Bacchelli, nel romanzo Il mulino sul Po, commenta così la Diamantina: «nome simile a uno di quelli che brillano nelle ottave del Boiardo e dell’Ariosto, quasi caduto da una di quelle a ingemmare una boscaglia spopolata e grame terre perniciose».
In effetti l’area dove sorge la delizia, prima di essere bonificata e coltivata, era decisamente paludosa e insalubre. E tanti anziani che abitano nei dintorni ricordano il detto “Diamantina passa e cammina”, usato per dissuadere le persone dal fermarsi troppo a lungo in un ambiente malarico e pericoloso.
La delizia fu costruita dagli estensi e deriva il nome da un loro emblema nobiliare. Apparteneva a una vasta costellazione di residenze, disseminata in tutto il Ducato: le dimore potevano essere sfruttate per la villeggiatura ma soprattutto servivano al controllo del territorio. Il cosiddetto Polesine di Casaglia venne bonificato da Borso tra la seconda metà del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento: nello stesso periodo, partendo da una torre del XII secolo, venne costruito il corpo principale della Diamantina, che andò poi ad arricchirsi con la colombaia, le stalle, i granai e i vari ambienti di servizio occupati dai servi e dai contadini, che insieme costituivano un piccolo villaggio di circa 300 persone. In seguito fu la stessa Lucrezia Borgia a occuparsi di questo luogo: impegnò il proprio patrimonio per prosciugare una vasta area valliva, per rendere più produttivo il suolo e di conseguenza migliorare le condizioni di vita di chi lo coltivava.
Nonostante la Devoluzione e il trasferimento a Modena, il complesso restò agli Este per molti secoli: venne venduto solo nel 1827, al romagnolo Silvestro Camerini. Egli fu un personaggio notevole, quasi leggendario: cominciò a lavorare come bracciante e custode di bestiame, e grazie al suo ingegno, alla sua intraprendenza, e alla sua conoscenza di fiumi, argini e opere idrauliche, riuscì in una carriera formidabile. Divenne ricchissimo, fu eletto senatore e nominato duca. Egli completò meccanicamente la bonifica, ricostruì buona parte degli edifici e realizzò l’oratorio dedicato a San Silvestro. A lui si deve anche l’abbellimento dell’antica torre difensiva, che già gli estensi avevano ingentilito con l’orologio: lui aggiunse la merlatura, il balconcino in marmo e la trifora moresca. I suoi eredi gestirono la proprietà fino al 1968, quando venne comprata dalla famiglia Cavallari.
La prima apertura al pubblico risale al maggio del 1981, quando le ampie sale del piano terra spalancarono porte e portoni per mostrare Esposizione del progresso agricolo: una ricca collezione di macchine, oggetti e materiali che documentavano l’evoluzione del lavoro nei campi, con un focus fotografico dedicato alla canapa. Oggi il grande cortile è noto ai più soprattutto per la sagra, che si svolge ogni anno tra maggio e giugno, organizzata da Proloco Diamantina nella tensostruttura.