Convento di Sant’Eufemia
Via San Marco 37, Piacenza
Protetto da alti muri di mattoni in cotto, questo giardino è al tempo stesso antichissimo e giovanissimo.
Esso infatti nasce per accompagnare la chiesa romanica di Sant’Eufemia, fondata prima del Mille e ricostruita nel 1091 per volere del vescovo Aldo Gabrielli da Gubbio, per dare lustro al ritrovamento delle reliquie della santa, che tutt’oggi riposano all’ombra delle vecchie navate. Tradizione vuole che lo stesso vescovo avrebbe voluto essere seppellito qui, ma delle sue spoglie non si è mai trovata traccia. Il suo intervento resta tuttavia fondamentale: egli non solo attribuì un nuovo volto all’edificio, consacrato nel 1108, ma volle dotarlo di un monastero, affidato agli agostiniani.
La proprietà venne ceduta nel Seicento ai Canonici di San Salvatore, che la gestirono fino alle soppressioni napoleoniche. Ritornò in mano ai religiosi sul finire dell’Ottocento, con l’inaugurazione dell’Istituto di Sant’Eufemia. L’istituto, creato dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de’Paoli, aveva inizialmente un obiettivo abbastanza ampio: accogliere gli orfani e confortare i poveri, poiché i servizi offerti dall’ospedale non bastavano ad assistere i tanti bisognosi. Presto, tuttavia, il suo operato andò a focalizzarsi sull’infanzia e quindi sull’educazione dei minori in condizioni di disagio o fragilità. Il passare del tempo ha ovviamente portato qualche cambiamento anche qui: l’istituto nel 2001 ha avviato una cooperativa sociale per la gestione dei servizi all’infanzia, chiamata Sfinge. Grazie al lavoro dei suoi operatori, e all’affetto di tante famiglie vicine alla parrocchia, la prima vocazione del giardino, disseminato di giochi, casette per gli uccelli, scivoli e materiali didattici, è rimasta la stessa: accompagnare la crescita dei bambini dell’asilo nido, le cui voci oggi rimbalzano tra le pareti e le volte, dove un tempo regnava il silenzio dei monaci. Tra l’orto delle piante aromatiche e i cespugli, vale la pena notare il grande cedro del Libano che svetta oltre la muratura per salutare i passanti.