Convento di San Francesco
Piazza San Francesco d’Assisi 5, Mantova
Il chiostro di San Francesco, silenzioso e raccolto, appartiene a un complesso conventuale davvero importante per Mantova, profondamente connesso alle vicende dei suoi governatori.
Il sostegno e l’ampliamento della struttura fu sostenuto già nel Duecento da varie casate gentilizie, compresa quella dei Bonacolsi, che si spesero affinché al posto del vicino oratorio dedicato a Santa Maria Incoronata si potesse costruire una chiesa votata a San Francesco. Il cantiere per il luogo di culto fu affidato ad un architetto chiamato Germano, che vi impresse lo stile gotico lombardo, tipico dell’epoca e del territorio. I lavori furono completati nel 1304. Pochi anni dopo si documenta l’attenzione riservata alla comunità francescana anche da parte dei Gonzaga, futuri signori della città: Federico infatti, nel suo testamento del 1307, esprimeva il desiderio che all’interno della cattedrale si realizzasse un altare dedicato al santo di Assisi e al fratello Alberto, che vestiva l’abito dei Minori e fu vescovo di Ivrea.
Quando la famiglia assunse il controllo della città – con il colpo di stato che portò alla morte dell’ultimo Bonacolsi – il suo legame con il convento si fece ancora più stretto. Dal Trecento alla fine del Quattrocento si scelse la sua chiesa per collocare le sepolture dei capitani del popolo prima e dei marchesi poi, tradizione poi adottata anche da vari altri nobili locali. Nel 1491 il convento ricevette da Francesco II un sostegno significativo: si costruì un dormitorio con un centinaio di celle, il chiostro grande e l’infermeria. Nel 1504 il complesso era grande abbastanza da ospitare il Capitolo generale dei francescani, appuntamento che portò a Mantova padri e frati da tutta Europa. L’anno seguente si edificò un’ulteriore ala, destinata ai frati forestieri in visita.
L’ordine venne soppresso dai francesi. Durante la successiva occupazione austriaca il complesso venne trasformato in arsenale militare, dotato di cinta muraria, fossato e ponte levatoio. Il Comune acquistò la struttura all’inizio del Novecento e avviò un primo restauro, affidato all’architetto Aldo Andreani, per ripristinare le originali fattezze medievali. I lavori si conclusero negli anni Trenta, ma durante la Seconda Guerra Mondiale i bombardamenti produssero tali danni da rendere necessario un secondo intervento. Si salvarono dalle bombe il campanile, parte dei chiostri, la facciata della chiesa, con le guglie e il rosone, alcuni lacerti di affreschi delle cappelle laterali e la Cappella Gonzaga.
All’interno di questo sontuoso mausoleo si può tutt’oggi ammirare il maggiore ciclo pittorico trecentesco mantovano. Per preservarlo e valorizzarlo al meglio la delegazione mantovana del Fai ha candidato la Cappella a partecipare alla decima edizione dei Luoghi del Cuore, iniziativa che ogni due anni impegna l’associazione nazionale in un interessante censimento di beni storici e architettonici da salvare. Concluso il censimento i luoghi più votati ottengono un contributo economico, finalizzato alla loro conservazione.