Convento dei Carmelitani 

Via Mazzini 42, Mantova

Accanto all’elegante Palazzo Beccaguti Cavriani si trova la chiesa barocca di Santa Teresa e San Giuseppe. Contiguo e congiunto al luogo di culto c’è il sobrio e pacifico convento abitato dai carmelitani scalzi.

Il loro è un grande ritorno: i padri infatti – che appartengono a un ordine mendicante, nato in Spagna nel XVI secolo – sono gli originali e gli attuali inquilini della struttura. Nel mezzo, tra ieri e oggi, è passata la storia. La comunità arrivò a Mantova nel 1646 su invito della reggente Maria Gonzaga, e dopo pochi anni già si poneva la prima pietra del convento e della chiesa. La vita si svolse con relativa tranquillità fino all’occupazione francese, quando vennero soppressi gli ordini religiosi. Con la successiva occupazione austriaca la situazione non migliorò, anzi. L’immobile nel 1805 venne adibito ad arsenale militare, poi in carcere. Proprio qui trascorsero gli ultimi giorni della loro vita, rinchiusi nelle piccole celle, i martiri di Belfiore, il primo gruppo di patrioti italiani condannato a morte in pieno Risorgimento.

La sentenza – eseguita il 7 dicembre 1852, firmata dal feldmaresciallo Josef Radetzky – rappresentò il culmine della repressione asburgica, seguita alla prima guerra di indipendenza, e segnò il conseguente fallimento di ogni politica di riappacificazione. La funzione religiosa del complesso si ripristinò solo alla fine dell’Ottocento, ma furono i gesuiti a insediarsi nel convento – che avevano comprato – e a custodire la chiesa. I carmelitani tornarono nel 1936, e da allora abitano in via Mazzini, nel grande edificio che circonda e abbraccia il bel giardino centrale. I frati – che tradizionalmente coltivano la melissa, da cui derivano un prezioso olio curativo, profumato e colorato di giallo intenso – mantengono questa raccolta e silenziosa area verde con cura e attenzione. Dietro all’immobile, nel grande prato che confina con la sede della Croce Verde, si dedicano all’orto, dove crescono pomodori, zucche e zucchine. 

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