Conservatorio Arrigo Boito

Strada Conservatorio 27 A, Parma

Autorevoli scienziati e sempre più spesso anche illustri musicisti hanno speso studi, riflessioni e pagine per spiegare come mai i pomodori crescono meglio se ascoltano Mozart. Sarà vero? Se lo fosse si spiegherebbe facilmente la potenza e l’energia del grande glicine e della bella vite americana che vestono il chiostro del Conservatorio Arrigo Boito.

Il complesso è sorto insieme alla chiesa di Santa Maria del Carmine, sul finire del Duecento, in pieno stile gotico: qui i carmelitani si occupavano di accudire gli orfani e i bambini poveri. Ha vissuto col passare del tempo varie trasformazioni: alla fine del Quattrocento è stato completato il chiostro principale, un secolo dopo la facciata è stata ricostruita in stile barocco. Il primo intervento che traccerà la futura vocazione dell’edificio risale alla metà del Seicento, con l’istituzione della biblioteca musicale, seguita nel 1769 dall’insediamento della scuola di canto, che utilizzò questi spazi per conto del Teatro Ducale. Con il sequestro voluto da Napoleone il vecchio convento venne temporaneamente adibito ad Ospizio delle Arti: ospitava i trovatelli ai quali veniva insegnato un lavoro artigianale, ma di nuovo la musica trovò modo di farsi strada.

Nel 1818 la duchessa Maria Luigia decise di far impartire lezioni di canto a un gruppo di orfani, per potersene servire nelle funzioni organizzate presso la Cappella di Corte, e di fatto avviò la prima scuola di musica cittadina. Fondamentale in questa prima fase fu Giusto Dacci, dal 1862 insegnante di pianoforte e armonia e dal 1875 direttore della Scuola. Tra i suoi studenti vi fu niente meno che Arturo Toscanini, il più brillante direttore d’orchestra della sua generazione. A entrambi, maestro e allievo, è riservato un ricordo nei chiostri. Fondamentale anche l’apporto del sindaco Giovanni Mariotti che, con l’appoggio di Giuseppe Verdi, nel 1888 trasformò la scuola in Conservatorio, avviando numerose collaborazioni con le analoghe istituzioni attive a Milano, Napoli e Palermo. Lo stesso Verdi invitò come direttore onorario il compositore Arrigo Boito, a cui si attribuì l’intitolazione nel 1919.

Oggi i due chiostri del convento sono diventati piacevoli giardini. Nel primo fino a una quindicina di anni fa si allungava una prosperosa foresta di banani, le cui foglie arrivavano a lambire il secondo piano. Ora lo spazio è definito dalle siepi di bosso. Vi si incontrano il susino, il pesco, l’abete e il nespolo, piantato da Angela, che per anni si è occupata della segreteria amministrativa.  Tra gli arbusti: gli ibisco, le forsizie, le ortensie, le calle e il velo da sposa, chiamata anche pianta di gesso, e a terra un bel tappeto di fragoline di bosco. Nella vasca in pietra crescono le rose, mentre i gerani in vaso punteggiano di colore la passeggiata. Il secondo chiostro è dominato dal più che centenario glicine viola e bianco e dalla vite americana, vera e propria quinta vegetale che durante la bella stagione fa da sfondo alle esibizioni dei ragazzi. Al centro si trova l’aiuola delle rose e la vera da pozzo, omaggiata dai parenti del compositore Ildebrando Pizzetti. Al suo posto si trovava una volta una grande palla di cemento, che è stata spostata. Dalla loggia al primo piano verdeggiano le piante aromatiche. 

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