Collegio Alberoni
Via Emilia Parmense 77

Tutti i piacentini conoscono il vasto complesso del Collegio Alberoni ma quanti sanno la lunga storia che si cela dentro queste mura?
Costruito tra il 1733 e il 1752 su iniziativa del cardinale Giulio Alberoni (1664-1752), dal quale prende il nome, oggi è certamente un punto di riferimento importante, sia per crescita culturale che per il contributo allo stesso sviluppo economico. Al suo interno il complesso ospita pure la galleria Alberoni, che conserva il famosissimo Ecce Homo di Antonello da Messina e l’erbario di Fra Zaccaria. Ma come nasce questo Collegio? L’idea nasce dall’idea del cardinale che intendeva offrire ai giovani, che volevano studiare teologia e scienze sacre, la possibilità di farlo senza preoccupazioni finanziarie, privilegio all’epoca riservato solo ai nobili ed ai ricchi.
Il cardinale Giulio Alberoni, personaggio principale di questa storia, nasce a Piacenza in un contesto di famiglia povera: il padre era un giardiniere e la madre una cucitrice. Rimasto orfano del padre alla tenera età di dieci anni, dovette da quel momento guadagnarsi da vivere lavorando come bracciante e giardiniere.

Dottore in diritto canonico, civile e notaio apostolico ebbe i primi incarichi e i primi benefici diocesani. Poi durante la guerra di successione spagnola, a partire dal 1701, agì come agente segreto del duca di Parma Francesco Farnese e poi riconosciuto incaricato d’affari di Parma alla corte di Spagna. Nel 1714 Alberoni, molto influente presso il Re Filippo V, lo aiutò nel matrimonio con Elisabetta Farnese che gli fu di grande aiuto migliorando la sua posizione, diventando l’uomo di fiducia dei sovrani e vescovo di Malaga. Nasce così il progetto di questo complesso dall’ originale edificio ovvero un ospedale per lebbrosi, per lasciare invece spazio alla nuova formazione degli ecclesiastici della zona piacentina. Una piccola curiosità sul Collegio Alberoni è che durante la prima guerra mondiale l’edificio ritornò per poco alla funzione di ospedale, che implicò alcune modifiche alla struttura per rendere più semplici le operazioni di triage dei feriti che vi giungevano. Parlando di verde invece, nel XVIII secolo lo spazio del giardino interno era probabilmente coltivato a orto e successivamente come cortile. La sistemazione attuale risale forse ai primi anni Cinquanta del Novecento quando l’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata fu incaricato di disegnare la fontana e venne posta al centro l’immagine della Vergine in marmo di Carrara. Passeggiando per il giardino tra i cedri del Libano, le siepi di ligustro, di bosso, gli alberelli di tasso, e qua e là filari di tigli, si può ancora notare la torretta con il grande orologio del 1751 e la specola astronomica nel 1870, che accoglie il grande telescopio rifrattore di Merz.