Il dislivello che caratterizza contrà Mure Pallamaio non è difficile da spiegare: da un lato ci sono i prati di Campo Marzio, dall’altro lato la strada, in mezzo le abitazioni rialzate e un toponimo esaustivo.

Nel medioevo la città doveva difendersi dalle incursioni degli Ungari e il nucleo abitato venne circondato da fortificazioni, torri, fossati e solidi baluardi. La cinta venne abbattuta progressivamente a partire dall’Ottocento, con operazioni più o meno ragionate, e il vecchio basamento venne utilizzato per le fondamenta di nuove costruzioni.

Non c’è da stupirsi dunque se per raggiungere il giardino della bella villa al civico 44 bisogna scendere degli scalini: si entra dalla strada, quindi dall’interno delle vecchie mura, e si scende all’esterno. Nemmeno c’è da stupirsi a incontrare alberi tanto grandi e belli. Una volta sotto la struttura difensiva correva l’acqua di un fossato, che si scaricava a Ponte Furo: il corso è stato interrato ma la vegetazione continua a beneficiare di questo invisibile e umido sentiero sotterraneo.

Il giardino si sviluppa su più livelli. Al primo, il più alto, sicuramente vale la pena notare il meraviglioso glicine, affacciato sulle Olea fragrans. Scendendo si incontrano i tassi, le clivie e gli iris. L’abitazione è stata costruita agli inizi del Novecento: all’epoca il parco era diverso, c’era un prato circolare circondato da una siepe di bosso. In tempi più recenti si è voluto ricordare quel disegno con l’inserimento di altre piante e arbusti, che talvolta esondano dalla circonferenza ideale, come l’ingombrante, bellissima ortensia quercifolia sulla sinistra. Il fondo ora come allora è chiuso dai cipressi, salutati dalla solenne magnolia che cresce sulla destra. Vale la pena inoltrarsi sotto la chioma, sembra di trovarsi in una di quelle casette segrete che da bambini si costruivano sotto gli alberi, per sentirsi protetti e nascosti.

La fontana con la statua del delfino non si sa bene da dove salti fuori, non sembra potersi attribuire agli anni Venti, può essere che sia stata portata qui da altre dimore, e che magari in origine fosse affiancata a una vasca circolare, abbracciata dalla parete retrostante.

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