Chiostro delle Maestre Luigine

Borgo Valorio 6, Parma

Nascosto dietro la chiesa gotica di San Sepolcro, a due passi dalla trafficata strada Repubblica, si conserva il silenzioso chiostro delle Luigine, considerato un unicum tra quelli della stessa epoca rinascimentale. In quest’area il primo complesso religioso venne costruito nel XIII secolo, ma di esso non è rimasta traccia.

L’armoniosa struttura che tutt’oggi si può ammirare in questo quieto angolo di pace si deve all’insediamento dei Canonici Regolari Lateranensi, che a partire dal 1480 realizzarono numerosi interventi edilizi, affidando i lavori a due archistar locali, ovvero agli architetti Zilioli da Reggio e Antonio Ferrari d’Agrate, sempre molto presenti nei cantieri parmigiani dell’epoca. Il chiostro venne costruito tra il 1493 e il 1495, in tipico stile monastico: pianta quadrata, a un solo piano, senza loggiato e con tre bracci porticati (il quarto è stato tamponato nell’Ottocento), sei arcate a tutto sesto su ogni lato sorrette da colonne in pietra arenaria, e sopra ai capitelli un fregio di gusto vagamente lombardo, ornato da testine di cherubini alati e festoni. In un angolo, addossato alla chiesa, si può notare dipinto un inganno, ovvero un murale settecentesco a trompe-l’œil: una fontana in prospettiva.

Le Maestre Luigine hanno gestito questa struttura a partire dal 1798. Sotto l’impulso della fondatrice Rosa Orzi e di padre Eugenio Porta, avviarono l’attività didattica per le bambine indigenti, e di fatto aprirono la prima scuola femminile della città. Sebbene con modalità diverse, in linea col passare del tempo, la funzione educativa ha contraddistinto questo luogo fino a pochi anni fa e tantissimi parmigiani ricorderanno con affetto il loro vecchio asilo: le suore erano una cinquantina e badavano a più di 200 bambini. Suor Chiara racconta che una volta nel chiostro crescevano i melograni e i fichi, ma che dopo il restauro – per questioni di coerenza tra architettura e verde – si è riuscito a salvare poco. Sono rimasti il bosso e le primule piantate da suor Rosetta, l’insegnante di scienze, che ogni anno tornano spontaneamente a colorare il prato. L’ulivo è abusivo: venne regalato a una suora e trapiantato varie volte, finché dal vaso è stato passato al terreno, vicino al grande rosmarino. Da notare sotto il porticato l’antico sambotto, ovvero la fontanella con la pompa, che pesca l’acqua dalla falda superficiale. Sulla stessa parete si aprono alcune botole, chiuse da pannelli di legno, che conducono direttamente in cantina. Oltre al chiostro le suore curano fino all’anno scorso anche il giardino della scuola, quello in cui giocavano i bambini. Vi crescevano una grande paulonia, la magnolia, il pino argentato, il salice, il nespolo, il ginkgo biloba, l’ulivo e le rose. Oggi al loro posto c’è un cantiere: le vecchie aule andranno infatti abbattute per la creazione di nuove unità abitative.

Iscriviti alla newsletter di Interno Verde
Iscriviti alla Newsletter di Interno Verde