Casale Colombara
Via Ponte Assa 231, Ferrara

Dai frati ai cavalli, dai cavalli alle rose. Troppo sintetico? La storia di questo meraviglioso parco comincia secoli fa.
Nel Settecento infatti qui si trovava un convento di benedettini, e proprio sui ruderi dell’originario edificio religioso la famiglia dell’attuale proprietaria ha edificato la casa colonica. La data di costruzione è rimasta impressa sulla porta che guarda al giardino sul retro: 1899.


Barbara è nata ma è tornata a vivere e ad occuparsi di questo spazio “solo” vent’anni fa: l’area infatti era stata convertita in centro ippico e fino al 2019 restavano in piedi, tra fiori e arbusti, le stalle e alcuni fabbricati di servizio, poi demoliti. Il suo giardino si può considerare doppio: c’è quello vecchio, storico, e quello nuovo, disegnato su quello che una volta era il campo ostacoli. Del primo colpiscono soprattutto le bellissime rose, antiche e moderne, e i grandissimi pioppi che – per cercare il sole – hanno sviluppato una romantica inclinazione.


Essendo in piena campagna… non può mancare il brolo, dove crescono i cotogni, i meli e i susini antichi, i peri, i cachi, il nespolo. Tra le curiosità vale la pena notare il biricoccolo, curioso incrocio tra un susino e un albicocco, piantato da Barbara appena arrivata nella “nuova ma vecchia casa”. Le euforbie sbucano più o meno… dappertutto!
Nella zona nuova si incontrano tre diverse specie di scotano, chiamato anche albero della nebbia. Il prato è sfalciato a diverse altezze, per preservare la biodiversità. C’è un’aiuola per i bulbi, mentre il fondo è dedicato alle graminacee e alle perenni, come gli eremurus, che si mescolano a noci, carciofi, cardi e gledizie. Vicino al fossato che separa il giardino dalle coltivazioni si sta creando spontaneamente una siepe mista.


Il bambù ha fortificato un proprio baluardo quasi inaccessibile: periodicamente bisogna usare la sega per creare dei passaggi tra le canne. Sul lato dell’abitazione, visibili anche dalla strada, si collocano i bossi potati a nuvola: sopravvissuti alla piralide, insetto che purtroppo ha mietuto stragi più o meno ovunque, hanno già spento 140 candeline. In quello che serviva da campo di erba medica, per nutrire gli equini, oggi si trovano il tassodio, chiamato cipresso delle paludi, e il gingko. C’è anche un maestoso viale di pioppi: è stato impostato quasi cinquant’anni fa e non ha mai necessitato potature, semplicemente viene tagliato e rimosso il secco.