Casa Provvidenza
Da monastero di clausura a residenza per anziani, è quasi un classico.
In passato le comunità religiose avevano un ruolo decisamente più rilevante nella società cittadina. Erano tante e popolose, disseminate nei vari quartieri. Ospitavano preti e suore, frati e monache, e spesso prestavano accoglienza ai bisognosi e ai malati. Oggi molte di quelle antiche strutture hanno cambiato gestione, ma in molti casi l’antica vocazione all’ospitalità e al soccorso è rimasta, seppur aggiornata nei modi e nelle forme.
L’edificio conosciuto come Casa Provvidenza in origine era un convento, abitato da una trentina di sorelle. La piccola chiesa annessa, schiva e umile, era frequentata dal vicinato e nota come la chiesa delle cappuccine. Il complesso venne costruito nella metà del Seicento, su impulso di fra Tommaso Bergamasco, aiutato dalla vedova Doralice Thiene e da altre nobili donne. Venne trasformato in opera apostolica assistenziale all’inizio del Novecento, e destinato all’educazione delle giovani minorenni, senza genitori e senza mezzi, molto numerose soprattutto a seguito della Prima Guerra Mondiale.
Oggi è una residenza per anziani condotta dalla cooperativa Fai Berica, nata negli anni Ottanta da un gruppo di operatori sociali intenzionati a proporre servizi che potessero alleviare il lavoro di cura delle famiglie.
Il chiostro, che l’edificio custodisce al proprio interno, testimonia il tempo che passa. Vi si possono leggere tracce del vecchio monastero, attraverso le arcate a mattone aperto – non per nulla chiamate “alla cappuccina” – e segni vibranti di vita presente, come la postazione dedicata alla coltivazione delle erbe aromatiche e delle verdure, accessibile alle persone in sedia a rotelle. Gli ospiti lo conoscono come chiostro degli ulivi, ma non mancano le rose a spalliera, le piante grasse collocate dentro la vasca di pietra, una statua della Madonna e un bel gatto tigrato.