Casa Colleoni

Via XX Settembre 29, Verona

Con la facciata ottocentesca e i suoi tre piani, Casa Colleoni fatica a raccontare la propria storia, data la commistione di epoche di costruzione e di stili diversi.

Varcato il portone principale, la stessa sensazione di un gioco di scatole cinesi ci accompagna verso il giardino attraverso un cortile e un paio di androni. 

Il vasto rettangolo verde tenuto a prato, delimitato da un basso muro, è destinato ai giochi e alle feste familiari. Qui infatti convivono tanti fratelli, con relativa prole. Fino a pochi anni fa nell’area trovavano spazio anche un campo da pallavolo, che si trovava a ridosso della casa, all’ombra del maestoso leccio, e un campetto da calcio, le cui porte erano spostate alla bisogna. I tre pruni venivano abilmente scartati dai giovani calciatori. 

Come gli interni, anche gli esterni sono stati più volte rimaneggiati. C’è un acquarello del 1927, disegnato dal celebre architetto del paesaggio Giuseppe Roda, che mostra come appariva all’epoca il giardino: la pianta era classicamente italiana, con un’aiuola rotonda, una quadrata e una a fagiolo, con vari tipi di alberature e cespugli di verdi diversi lungo il muro di cinta. La sistemazione attuale è frutto degli anni Sessanta. 

Con l’avvicendarsi delle generazioni, questo giardino si è adattato ai desideri e alle necessità. Per esempio la grande fioriera ovale in pietra si dice fosse stata in origine una vasca da bagno. Nulla si butta e tutto si ricicla, come ben sanno le tre roselline che ogni anno regalano una fioritura di un bel rosso acceso. A nascondere la grata verso i garage ci pensa una leggiadra rosa gallica.

Nel muro di destra, sulla spalliera, si arrampica una piracanta. A seguire si incontrano il ginkgo, la quercia, l’alloro, il glicine, gli oleandri, il tasso, il ligustro, e una secolare paulonia, purtroppo in sofferenza, con bei ciuffetti di foglie solo sulle estremità a 10 metri dal suolo. 

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