Casa Circondariale di Mantova
Via Carlo Poma 3, Mantova
Quando si pensa agli orti segreti di Mantova il pensiero corre immediatamente ai conventi e alle produzioni monastiche, a una tradizione antichissima di silenzio e contemplazione mistica. In realtà l’orto più inaccessibile della città è decisamente più giovane e animato.
Si trova in via Carlo Poma ed è coltivato da uomini italiani e stranieri che tra una vanga e un filare di pomodori cercano di riappropriarsi di attimi di socialità e libertà, essendo detenuti della Casa Circondariale. In origine il carcere cittadino aveva sede in via Broletto. Venne spostato qui nel 1911, come racconta un emozionante articolo della Gazzetta dell’epoca, che ricorda la notte in cui i detenuti vennero trasportati sui carri tra invocazioni alla mamma, canzoni tristi e in una generale atmosfera di commozione. Racchiuso tra il vicino Palazzo di Giustizia, superbamente decorato da Giulio Romano, e la chiesa di San Barnaba, la sua presenza si nota poco. Tuttavia l’area che occupa non è di poco conto, se si considera anche l’orto e la contigua abitazione del direttore.
L’idea di avviare un progetto educativo legato alla terra ha iniziato a essere discussa tre anni fa, si è concretizzata durante l’emergenza pandemica: il lavoro all’aria aperta è riuscito a bilanciare la forzata sospensione delle altre attività trattamentali, imposta per tutelare la salute di tutti, agenti di polizia e popolazione reclusa. Grazie al supporto del consorzio Solco e della cooperativa Hortus, che si occupano della formazione dei detenuti, e alla collaborazione di Bonini Garden, oggi in questo spazio si coltivano ortaggi e legumi. Non manca qualche fiore, utile all’impollinazione ma anche per distrarre i parassiti e preservare il raccolto di carote, cavoli, insalata, pomodori, piselli, meloni e zucche. Prossimamente, grazie a un corso professionale avviato appositamente, verrà sistemata anche la piccola struttura in muratura che ospita il semenzaio e rinnovato il pergolato. In prospettiva si vorrebbe ripristinare anche il pozzo.
Come sottolineano i funzionari dell’Area Giuridico – Pedagogica, che professionalmente hanno investito molto in questo progetto, gli obiettivi di questa attività sono molteplici: favorire l’apprendimento delle tecniche di coltivazione, attivare un processo di riequilibrio e responsabilizzazione individuale, fornire strumenti di riabilitazione e reinserimento nel mondo lavorativo.